Inter-Real Madrid: ad un tratto quella strana sensazione…

di Riccardo Cisilino, pubblicato il: 16/09/2021

Die meister, die besten, les grandes équipes, the champions!

Sarà forse lo spot della Heineken? No, è l'inno che ieri sera (mercoledì 15 settembre 2021, ndr) risuonava – verso le ore 20:58 – al Meazza di Milano cantato da circa 40mila persone (tutto esaurito in epoca Covid-19 con capienza al 50%). Un anno dopo, le stesse squadre. Come due Spiderman nello stesso meme, ma con caratteristiche e peculiarità diverse. Queste però, dall'alto, risultano quasi impercettibili. L'atmosfera della notte…

Non state capendo? Avete ragione. Sapete, a volte però, le emozioni – belle o brutte che siano (sì, possono derivare anche da eventi nefasti) – rendono il tutto più complicato. Dalla comprensione alla parola, passando per i gesti e le espressioni. Incredulità, felicità, disappunto, rammarico, tristezza. Un climax discendente (o forse ascendente verso l'Olimpo del grigiore?) che ben rappresenta lo stato d'animo di un tifoso che ha passato la serata a San Siro.

Vestito di tutto punto – pantaloni comodi, maglietta personalizzata (stagione da definire), felpa per le grandi occasioni (sempre griffata Inter) in caso di alcuni spifferi di vento e si va. D'altronde, ad attenderlo, c'è la partita di cartello, l'evento esclusivo Amazon Prime, c'è: Inter-Real Madrid (clicca qui per le pagelle del match). Il match, l'evento, lo spettacolo per eccellenza. Animato dai cori, trasportato dalla gioia del vicino di posto, meglio “quasi” vicino (si rispetta il distanziamento), preso dall'adrenalina del match, inizia ad alzarsi. L'iniezione di vitalità, alla lettera F.C. Inter Milano, sta facendo effetto. Non importa da dove proviene (Bologna, Roma, Reggio Calabria, Torino), il tifoso avrà le energie a palla appena sentirà: “Sempre e solo forza Inter!!!”.

È giunta l'ora, si apre il sipario. L'Inter, contro tutte le attese ed i pensieri passati (mammamia Vidal, rimebri ancor?), domina. Pressing alto, Perisic a chiedere un incitamento extra, tiri, occasioni, parate di Curtois ed anticipi di Skriniar su Vinicius. Sembra la serata perfetta: “Noi vogliamo questa vittoria!!!”. Un primo tempo di goduria, fibrillazione e tante recriminazioni: “Dai… No! Ancora!!! Basta, deve andare in porta… Uhhhhh!”. Dopo 45' minuti è tempo d'intervallo, ci si può riposare e sedersi. Il tempo però, che equivale a 15' minuti di pausa sia a casa sul divano che allo stadio, presso quest'ultimo vola maggiormente. Dev'essere l'apertura al centro che assorbe di più.

Non importa, il tifoso è carico: “Speriamo bene! Forza”. Ripartono i cori, ma c'è qualcosa di diverso. Alla lunga i nerazzurri perdono campo, entrano in debito d'ossigeno e faticano di più. I primi spettri iniziano ad aleggiare. Dentro ognuno, però, una vocina sussurra: “Dai, ci siamo ancora. Potevamo essere 3-0… ma non importa! Possiamo ancora farcela”. I minuti passano. Vengono effettuati i primi cambi e, di conseguenza, arrivano i primi mugugni as usual per le scelte: “Perché Lautarooo??? Inzaghiii”. La partita è agli sgoccioli. Qualcuno si alza, magari ha la macchina lontana, altri rimangono lì. Anche lui, il tifoso impeccabile, non si schioda. Sta per contare i minuti di recupero, quando… il gelo! Una doccia gelata, un colpo basso inaspettato, un evento catastrofico: gol del Real. Tutte le speranze, come un castello di carte colpito dal vento, volano via.

Triplice fischio. Il dolore è tanto e la delusione è cocente, ma l'applauso è d'obbligo: “È ancora lunga! Continuate così”. Si avvia all'uscita. La Prima alla Scala se la immaginava diversa. Nulla però è perduto, il sipario non è ancora chiuso. C'è ancora tempo per la standing ovation (leggi qui l'editoriale : “Cara la mia Inter, quanto mi giranoma siamo forti forti).

Die meister, die besten, les grandes équipes, the champions!


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