Stankovic: “Vi racconto la mia famiglia e cosa farò per l’Uefa”

di Luigi Sirianni, pubblicato il: 20/01/2017

Dejan Stankovic si racconta alla stampa serba

L’ex giocatore e dirigente dell’Inter, Dejan Stankovic, rilascia una lunga intervista al quotidiano serbo Blic, nella quale si racconta a 360 gradi.

Le parole di Dejan Stankovic

Genitore di tre giovani di talento? L’amore dei genitori per i propri figli non si può descrivere, ogni genitore lo sa, è una cosa difficile da esprimere e ha poco a che fare con il calcio e lo sport in generale. Sono orgoglioso dei miei ragazzi, ma non per il calcio, perché sono bravi ed il merito è soprattutto di mia moglie Ana. Questo è il mio orgoglio, il calcio è un gioco, il loro desiderio. Filip è portiere, Aleksandar e Stefan giocano a centrocampo. A livello di mentalità forse Filip è più forte ed energico, ma tutti e tre sono grandi appassionati di calcio, che è un prerequisito per l’aspetto pratico. Io e Ana non li abbiamo forzati, è stato tutto naturale”.

“Se gioco con loro? Abbiamo giocato qualche giorno fa a Belgrado e la squadra più giovane formata dai miei figli più qualche loro compagno ha vinto. Comunque non mi piace perdere. Calcio? È stata una loro scelta, non ci sono state pressioni. Il fratello di Ana era un calciatore? Sì, penso che possa scrivere un libro sulla vita di cinque giocatori, ma è ancora presto, magari tra qualche anno. Naturalmente sto scherzando. Ana è la spina dorsale della nostra casa e il principale fattore di successo. Certo spesso non è stato facile, ci sono state tristezza e gioia, ma è stata un punto di riferimento nelle nuove città, nelle nuove destinazioni“.

La settimana lavorativa sarà tra Milano, Ginevra e Nyon, a causa di impegni alla Uefa. Non ho ancora iniziato a pieno, ma ci saranno sicuramente viaggi in vari paesi europei e molte attività. Entro fine gennaio potrò darvi maggiori dettagli”.

Negli ultimi Europei, con la competizione estesa ad altre squadre, gli stadi erano tutti pieni. Per questo io sono d’accordo con una competizione mondiale a 48 squadre. Molti paesi saranno incoraggiati a investire ancora nel calcio. Credo che questa formula porterà prosperità al mondo del calcio“.

Il calcio serbo è il mio calcio. Non non sono scappato e non ho mai voluto farlo. Ho solo 38 anni e il calcio serbo può sempre contare su di me. Anche se non sono presente fisicamente posso sempre aiutare. Al momento non posso tornare indietro, ma questo è il mio Paese, la mia casa, quindi prima o poi se ne potrebbe riparlare“.


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