I veri incubi di Marotta, altro che Icardi e Lukaku

di Mario Spolverini, pubblicato il: 19/07/2019

Probabilmente quando Beppe Marotta decise di accettare la sfida nerazzurra sapeva  che lo aspettava  un compito arduo, probabilmente non così tanto. Il manager è tosto, la rivoluzione dirigenziale l’ha fatta da par suo, il caso Icardi lo ha gestito come tutti sappiamo ma le aspettative più grandi dei tifosi riguardavano il mercato, il primo libero dalle ristrettezze del settlement agreement. Ha piazzato bene i primi colpi, da Godin a Barella passando per Sensi e Lazaro, poi tutto si è fermato a causa dell’empasse su Icardi e Nainggolan.

Blocchi che, a ben guardare, potrebbero anche non rappresentare un ostacolo insormontabile per chiudere trattative anche importanti come quella di Lukaku, se solo si fossero sistemate le pendenze più scottanti tra le uscite. Marotta ha per le mani almeno tre patate bollenti che si chiamano Dalbert, Joao Mario e Gabriel Barbosa da cui possono arrivare soldi freschi da impiegare negli investimenti da fare ma sui quali, a leggere i resoconti di mercato, non si muove foglia.

Le cessioni dei  due “regali” del mercato di Kia Joorabchian del 2016 e del brasiliano fermamente voluto da Sabatini due estati orsono forse non  coprirebbero per intero l’esborso per Lukaku richiesto dallo United ma sarebbero una boccata di ossigeno puro per presentarsi al tavolo degli acquisti con tutt’altra serenità e possibilità di successo. E ciò che fa pensare è che nessuna voce circola su questi nomi, qualche spiffero (Monaco per Joao, qualche club brasiliano per Gabigol) ma niente di più. E con il passare dei giorni aumentano anche le difficoltà perché diversi mercati stranieri chiudono anticipatamente rispetto a quello italiano.

I tifosi hanno riposto grandi aspettative sul nome di Marotta, soprattutto per il mercato, d’altro canto le sue performance alla Juventus lo permettevano. Ma adesso è inutile aspettare ora dopo ora, giorno dopo giorno,  che chi è stato messo fuori dal progetto trovi una collocazione, così  facendo si rischia solo di fare il gioco della concorrenza che aspetta di prendere l’Inter per la gola. E’ dunque il momento che l’Ad rompa gli indugi sul fronte delle uscite, mettendo in campo tutta la sua potenza di fuoco, le sue grandi conoscenze nel giro di agenti e mediatori, le sue antiche capacità di principe del mercato per risolvere velocemente almeno questi  casi spinosi.


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