In ricordo de “Il Grande Torino”, la più forte squadra italiana di tutti i tempi
Il Grande Torino, ricordo indelebile
E alla fine è stato proprio il ‘Gallo’ Belotti – simbolo di una squadra che da anni cerava un vero e proprio simbolo – a leggere i nomi de “Il Grande Torino” che saranno sempre e per sempre l’emblema del suo popolo. Probabilmente aveva i pugni chiusi, in quell’umano goffo, tentativo di scaricare la tensione. Sicuramente ha trattenuto più di una volta lacrime: siamo umani, è bello saper piangere, a volte.
Quel muro colorato di granata, che da 68 anni ha costruito un ponte fra la terra e il cielo, è sempre un impasto di nonni, che hanno sentito i testimoni oculari raccontare le gesta di quella squadra, e di nipoti che ogni anno ascoltano quel lungo elenco di nomi. C’è un confine sottile, in ogni singola ricorrenza, che unisce il contemporaneo al leggendario. C’è un filo sottile che tiene in piedi quel rito che, puntualmente, viene consumato ogni anno. Come se fosse qualcosa di necessario: per ricordare chi erano e per ricordarci chi dovremmo essere.
Il Grande Torino, l’invincibile armata
E’ il rito di una squadra che non poteva perdere mai, è il rito della più grande squadra italiana di tutti i tempi. Perché il destino, anche nelle sue trame più crudeli, sa portare uomini davanti a un muro. Un muro fatto di storia, ma un muro che si restaura ogni anno perché è fatto di gente così emozionata, che in giro per il mondo non trova suoi simili. Perché sono persone che, ogni volta, celebrano una squadra che, quando metteva piede in campo, che fosse una partita normale, che fosse una “finale”, era serena. Era serena perché interpretava, e a 68 anni di distanza, interpreta quello che non può essere solo un gioco. La loro forza era proprio, forse, tutta lì: correre dietro a quel pallone come se fosse, perché in fondo lo è, un semplice gioco. E alla base di ogni semplice gioco, c’è la priorità di divertirsi.
D’altronde un semplice gioco, ogni anno, non porterebbe una tonnara di persone a radunarsi davanti a un muro dove sono vergati nomi di uomini che sono stati consegnati, da un destino beffardo, alla leggenda. Come il Colosso di Rodi, loro restano lì: a ricordare cos’erano e cosa sono. Ma soprattutto cosa saranno… La più forte squadra italiana di tutti i tempi.
Il Grande Torino, la disgrazia di Superga
Assistere in prima persona o vedere i video che testimoniano l’evento di Superga, ogni volta, ci fa capire che non seguiamo, non ci arrabbiamo solo per ventidue ragazzi che corrono dietro a un pallone. Siamo qui, ogni singolo giorno, a vivere qualcosa che è una perfetta narratrice delle nostre vite. Quante volte il risultato di una partita ha condizionato le nostre giornate? Quante volte un giocatore si è ritirato e noi abbiamo pensato: Oh, finisce un pezzo della mia vita? E’ una recita che non potrà finire mai, perché come i nostri sogni più belli, viene costantemente coltivata dalle nostre speranze.
Il Grande Toro è tutto quello che noi, in singola vita, avremmo e vorremmo essere. Quel muro, che sembra essere alto fino al cielo, è lì per non farci dimenticare un grande insegnamento: ognuno può arrivare dove vuole, basta credere nella forza dei propri sogni. Quella squadra è arrivata dove nessun’altra (forse) arriverà mai. Un sogno, quello di rivedere quella squadra di invincibili, che dura da 68 anni. Perché i sogni non moriranno mai. Come la voce interrotta di Belotti, più volte dalle lacrime, non sarà semplice da dimenticare.