Kily Gonzalez, un pipistrello volato via troppo in fretta

di Raffaele Garinella, pubblicato il: 17/01/2019

Ritorna a casa Kily Gonzalez. Non si tratta affatto del celebre brano di Peppino Di Capri, anche perché il cantautore napoletano aveva scelto come protagonista Speedy Gonzales, il topo più veloce del Messico. Kily, ex calciatore argentino, in comune con il personaggio animato della Warner Bros, ha solo la velocità. È tornato a casa, nelle vesti di dirigente del Rosario Central, club che lo ha lanciato nel mondo del calcio.

Valencia, e il pipistrello del sultano

La fortuna calcistica di Kily Gonzalez è legata alla camiseta del Valencia. Forse dipende dalla presenza del pipistrello sullo stemma della squadra. Capace, magari come quello più celebre di Bruce Wayne, noto come Batman, di infondere forza e rapidità d’azione.

Sono queste le caratteristiche principali di Kily Gonzalez. Forza, rapidità d’azione, e velocità nella corsa, che ne fanno un’ala tra le più forti del panorama calcistico mondiale. A proposito della città iberica, sono numerose le teorie e leggende che riguardano la presenza del pipistrello nello stemma araldico. Secondo una di queste, durante il dominio arabo, i sultani allevavano pipistrelli per contrastare le fastidiose zanzare.

Si vociferava in tempi antichi, di un sogno fatto da Zayy?n ibn Mardanish, ultimo re musulmano di Valencia. Il suo regno sarebbe dipeso dalla vita del suo pipistrello reale. Se il chirottero avesse potuto volare libero, il suo dominio sulla città non avrebbe avuto fine.

Durante lo scontro con Giacomo I d’Aragona, nel 1238, si narra che il pipistrello reale fu attratto dal dragone posto sullo scudo delle truppe nemiche e volò verso Giacomo I. Fu allora che il dominio arabo su Valencia cessò, ed il pipistrello divenne simbolo della città.

Cuper chiama, kily risponde

Non sapremo mai cosa sognò Rafa Benitez la notte prima della conclusione della trattativa tra Inter e Valencia. Probabilmente nel suo sogno, il pipistrello fu attratto dal biscione nerazzurro, o meglio dai miliardi di Moratti, e decise di cedere l’asso argentino.

Poco male, perché tra i due,-come successivamente dichiarerà Kily Gonzalez-, c’è stato un rapporto condito da numerose divergenze, sempre e comunque improntato al massimo rispetto.

Siamo nel 2003, e l’acquisto di Kily Gonzalez è fortemente caldeggiato da Hector Cuper. L’Hombre Vertical, suo antico maestro proprio a Valencia, decide di investire sulle corsie esterne. Dall’Ajax arriva Andy Van Der Meyde, mentre dal Lione giunge il terzino sinistro Jeremie Brechet. Durante la conferenza stampa di presentazione, Kily promette di servire, attraverso i suoi pregevoli assist, caviale a Bobo Vieri.

Il cammino iniziale dei nerazzurri non è brillantissimo, e dopo il pari contro il Brescia, Cuper viene sollevato dall’incarico. Al suo posto arriva Alberto Zaccheroni, che non ripudia il mercato cuperiano. Kily conclude la stagione con 21 presenze e nessuna rete.

Col Mancio poche apparizioni, ma una bacheca più ricca

Con Roberto Mancini in panchina Kily disputa complessivamente trenta presenze in due stagioni, prima di tornare al Rosario Central. In nerazzurro conquista uno scudetto, due Coppe Italia ed una Supercoppa Italiana, lasciando ricordi positivi alternati a numerosi rimpianti.

Nonostante il costante e continuo impegno, i livelli di Valencia non saranno mai più raggiunti. Colpa forse di un pipistrello volato via troppo in fretta da Milano? Non lo sapremo mai con assoluta certezza. Siamo convinti che nella nuova vita da dirigente, Kily ci metterà la medesima passione che aveva quando correva lungo le fasce laterali.


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