Interspac ha capito tutto, l’interismo arma vincente per l’azionariato

di Mario Spolverini, pubblicato il: 01/07/2021

Il ragazzo di Viale Ungheria che seguiva l’Inter in curva da ragazzo e ancora non ha smesso di sognare di allenarla.

Il bad boy più estroverso della storia nerazzurra degli ultimi decenni, quello che negli spogliatoi prima del derby prendeva a pallonate Gullit e gli altri milanisti.

L’eroe di un altro tempo, un nano diventato un gigante, la capoccia ferita da una lattina passata alla storia ed una risposta al un presidente che lo aveva venduto: “alla Juve ci vada lei”.

Walter Zenga, Nicola Berti e Roberto Boninsegna sono i tre grandi ex che da oggi rimpolpano la schiera di coloro che mettono la faccia sul progetto Interspac di Carlo Cottarelli.

Non ce ne vogliano Antonella Clerici e Monica Maggioni, Fabio De Luigi e Nicola Porro, Luca Ravenna e Anna Maria Tarantola, hanno tutta la nostra stima ed i nostri ringraziamenti per partecipare all'avventura  ma per noi interisti Walter, Nick e Bonimba hanno un profumo tutto particolare.

Odorano di San Siro, di giornate passate in curva o in un anello ancora scoperto, magari sotto acquazzoni interminabili, a cantare i loro nomi con le corde vocali che urlavano pietà.

Odorano di gol in sforbiciata che volevano dire scudetto, di gol decisivi in derby lontani, di cavalcate in terra teutonica che dal 1988 ancora andiamo a cercare su Youtube quando vogliamo rifarci gli occhi, di parate impossibili per tutti al mondo in tutti i tempi ma non per l’Uomo ragno.

Odorano soprattutto di interismo, anzi ne sono tra i testimonial più credibili per come hanno vissuto l’Inter con la maglia nerazzurra addosso e ancor di più quando se la sono sfilata per indossare jeans e t shirt o grisaglie d’ordinanza.

Non hanno vinto Champions o Triplete, qualche scudetto e poco più, ma non sono solo i trofei a costruire e  raccontare il legame tra un giocatore ed il pubblico, c’è bisogno di altro, di quella empatia maturata nel tempo tra momenti di esaltazione e discese agli inferi, di una parola non banale in più detta di fronte alle telecamere, di un atteggiamento capace di far scattare l’identificazione del tifoso con quel giocatore.

Certe cose o si hanno nel Dna o si resta a piedi perché nessuno le vende, l’esame del sangue di Berti Boninsegna e Zenga potrà confermarlo sine die.

Cottarelli e gli altri di Interspac lo hanno capito al volo ed hanno agito di conseguenza.

Amala


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