Eriksen, Conte e la quantità : la ricerca di soluzioni per l’equilibrio dell’Inter

di Gianfranco Rotondo, pubblicato il: 27/09/2020

Altra partita sbiadita e collocazione tattica che ancora non convince. Christian Eriksen non è ancora riuscito a prendere per mano l'Inter. Anche nel match d'esordio in campionato di ieri sera il fantasista danese è sembrato troppo molle e in cerca della mattonella giusta per poter far giostrare il pallone in maniera rapida al fine di innescare gli esterni e gli attaccanti interisti. Troppo poco per poter far male alla difesa della Fiorentina, tanto che, al minuto 64 è arrivata la sostituzione con Stefano Sensi che è riuscito a dare la vivacità necessaria, cambiando il volto offensivo dell'Inter.

Anche gli interrogativi su quale porzione di campo possa ricoprire Eriksen non mancano. Chi lo vede da mezz'ala, come ha fatto all'Ajax, chi come trequartista singolo, chi, invece, come trequartista sostenuto da altri calciatori, come accaduto al Tottenham, in giostravano accanto a lui Son, Alli e Lucas a turno. Antonio Conte ha un'idea chiara sul danese e l'ha ribadita ieri nel post partita:” Eriksen è un trequartista”. Ed effettivamente in quella posizione, a sostegno delle due punte, è stato utilizzato da quando è arrivato all'Inter lo scorso gennaio. Allora, cosa non va ancora? Beh, Eriksen non è certo il tipo di giocatore push and pool, come sono soliti dire in Inghilterra, non il giocatore che ama tornare in difesa a fare lavoro difensivo. In questo senso è po' pigro. Ma non si può rinunciare ai suoi piedi. Quindi? Antonio Conte in tal caso ha una sua idea calcistica e ha sostenuto che per supportare il trequartista “c'è bisogno di quantità”, suggerendo indirettamente alla società l'acquisto di un centrocampista di peso e muscoli. Anche ieri, infatti, la coesistenza di Eriksen e Brozovic è stata da rivedere. Anche il croato è apparso spaesato, senza idee e senza collocazione definita, sbagliando anche in quel lavoro di quantità necessario per poter liberare il compagno ex Spurs – suo l'errore sul gol di Castrovilli lasciato colpevolmente libero di inserirsi – e lasciando il solo Barella a dover rincorrere gli avversari.

Nel credo di Antonio Conte non si può prescindere dalla difesa a 3. Sono i calciatori a doversi integrare ai suoi schemi e lo stesso deve fare Eriksen. Non è contemplata una difesa a 4 con 3 centrocampisti a coprire il trequartista se non “a gara in corso” come ha detto il tecnico leccese. Gli equilibri prima di tutto. E allora bisogna trovare quel centrocampista di quantità che possa lasciare libero di creare la qualità del danese. Il nuovo credo di Conte è: la quantità al servizio della qualità.


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