E se fosse la società  a costringere Conte a parlare di percorso?

di Gianfranco Rotondo, pubblicato il: 27/11/2020

Nelle ultime settimane, le interviste di Antonio Conte sono apparse innaturali rispetto al suo solito atteggiamento. Il Conte focoso e pronto alla battaglia, che si presenta contro tutti davanti ai microfoni, è sembrato snaturato e privo di quella carica che tutti gli hanno riconosciuto. Tutti hanno pensato che fosse stato Conte a dire alla società di mitigare gli obiettivi e non il contrario, ma qualcosa non quadra.

Dopo la riunione dei soci di oggi, per l’approvazione del bilancio, anche il presidente interista Steven Zhang ha usato la parola “percorso”, parlando degli obiettivi dell’Inter – cosa che, a dire il vero, non ha fatto Marotta che ha parlato di “basi per vincere” -. A questo punto il dubbio viene: e se da quella riunione – più simile ad una farsa –fosse stata la società stessa, nella persona di Zhang, a dire a Conte di dover parlare di percorso e non di vittoria finale? Se tutti quanti si fossero sbagliati a pensare che fosse stato Conte a dire alla società di mitigare le aspettative della squadra? Il tutto potrebbe quadrare, soprattutto perché la società non ha mai parlato di vittoria finale in passato.

Chi ha imparato a conoscere Antonio Conte durante il suo percorso di allenatore, sa bene quanto sia ossessionato dalla vittoria e come faccia di tutto per raggiungerla. Altrettanto vero è che lo stesso Conte, quando arriva in un club, non è il tipo che ama portare avanti un progetto. Lui vuole essere l’uomo che porta i risultati che contano a quel progetto – cioè i trofei -. Perché sarebbe dovuto essere il contrario all’Inter? Di motivi, effettivamente, non se ne riscontrano.

Da qui lo scontro. La società che dilaziona i tempi per arrivare alla vittoria, Conte che vuole accorciarli quanto più possibile (anche con scelte discutibili di mercato, ma con una logica, definiamola così, di fondo). Insomma, tante cose non quadrano e che stanno portando a questa crisi di tutto l’ambiente. Ma una cosa è certa: il responsabile di quest’annata a singhiozzo non è il solo Conte.


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