Spalletti : la rivoluzione cinese dell’Inter in 13 giorni

di Mario Spolverini, pubblicato il: 31/07/2017

Indice dei contenuti

1 Spalletti rivoluziona la mentalità prima del gioco2 Quella che è tornata non è l’Inter di prima3 Cambiato lo spirito4 La logica del NOI al posto di quella dell’IOSpalletti rivoluziona la mentalità prima del gioco

Spalletti e la turnee in oriente: possiamo parlare dei “i tredici giorni in Cina che sconvolsero l’Inter”?
Possiamo, possiamo.
Quella che partì per il paese della grande muraglia era (quasi) ancora l’Inter di De Boer-Vecchi-Pioli.
I pochi giorni di ritiro a Riscone erano stati infatti appena sufficienti a Spalletti a fare le conoscenze dei ragazzi ed a iniziare a ricostruire le fondamenta dello stare insieme in maglia nerazzurra.
Come una famiglia che si ritrova riunita per la prima volta a Natale dopo un lungo tempo di lontananza.

Quella che è tornata non è l’Inter di prima

Quella che è appena tornata da Singapore è invece il prodromo dell’Inter di Spalletti.
Molti degli interpreti sono gli stessi. Qualche faccia nuova, nessun top player (ancora?), ma le novità non sono da poco.
Innanzitutto la consapevolezza di essere una squadra.
Ci eravamo lasciati con le parole dei giocatori “dopo la gara col Torino abbiamo mollato”.
Giocatori frustrati dalle proprie scarse convinzioni, morale sotto i tacchi, autostima questa sconosciuta e via dicendo.
Ci ritroviamo con Joao Mario, uno degli interpreti più bistrattati della scorsa stagione, che dice “voglio la 10 perché mi responsabilizza” o con Perisic che pare aver trovato la cura nerazzurra per il mal di pancia inglese.
Merito dei nuovi arrivi ?
Borja Valero e Skriniar hanno sicuramente portato sicurezza difensiva e lucidità nel far girare la palla.

Cambiato lo spirito

Ma quello che è cambiato davvero è lo spirito della squadra.
Il gioco anche, ma quello in questa sede interesse meno.
I tredici giorni in Cina ci hanno restituito un Inter con il carattere rovesciato.
Una squadra che prima di giocare coi i piedi gioca con la testa e coi marroni.
Il pressing alto lo fai solo se se la disponibilità al sacrificio è totale; l’ anno scorso ci provava Icardi.
Poi si accorgeva che dietro non c’era nessuno e tirava i remi in barca anche lui.
Nelle tre partite in Cina, per quanto contino, si è vista invece la disponibilità al sacrificio di tutti.
Nessuno escluso. Dei primi undici e di chi subentrava in corso d’opera.
Soprattutto con il Chelsea questo atteggiamento è stato chiaro.

La logica del NOI al posto di quella dell’IO

Spalletti sta costruendo la cornice all’interno della quale si parla solo con il “noi” e mai con l’”io”
Dentro di essa potranno inserirsi a rotazione i vecchi o i nuovi interpreti, ma tutti sapendo che sul proscenio si sta in un solo modo : sputando sangue, per sé e per il compagno.
Il maestro muratore Spalletti ha dovuto ricominciare dalle fondamenta ma la bontà del suo lavoro sta iniziando a vedersi.
Occorre proseguire su questa strada, senza scorciatoie, senza manie di protagonismo.
Il convento nerazzurro di Spalletti e Sabatini passa questa minestra qua; per chi capisce come proporsi lo spazio nel corso dell’anno ci sarà.
Se qualcuno pretende ostriche e champagne, prego si accomodi grazie di tutto e buona fortuna!


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