Mirabelli: ognuno guardi in casa propria, all’Inter si crede nel progetto, al Milan…?

di Mario Spolverini, pubblicato il: 09/08/2017

Indice dei contenuti

1 Mirabelli intervistato, risposte che fanno pensare2 Decide la società cosa è giusto3 Bon ton cercasi4 E’ importante Fassone più del progetto?5 Nelle aziende di solito funziona diversamenteMirabelli intervistato, risposte che fanno pensare

Il DS del Milan Massimilano Mirabelli è stato intervistato dal Quotidiano Sportivo.
Nell’intervista il dirigente del Milan ritorna sul suo rapporto con l’Inter, con Marco Fassone, sul suo passaggio al Milan e sul prossimo derby.
Non interessa in questa sede soffermarsi su tutta la dichiarazione, sul closing rossonero piuttosto che sul derby.
Una frase riferita da Mirabelli colpisce in modo particolare, questa:
Io e Fassone avevamo un rapporto splendido quando lavoravamo insieme in nerazzurro.
In seguito, lui è uscito ingiustamente dall’Inter.
Quando mi ha chiesto di raggiungerlo al Milan per affidarmi l’area tecnica del club, ho sposato la sua idea e la sua persona piuttosto che il progetto rossonero”
.

Decide la società cosa è giusto

Prima osservazione: “Fassone è uscito ingiustamente dall’Inter”.
Con grande rispetto ed educazione, ci permettiamo di chiederci chi era e chi è il sig. Mirabelli per decidere cosa è/era giusto o ingiusto nella gestione societaria dell’Inter.
Lui, all’epoca, era un dirigente del club nerazzurro, dunque uno stipendiato, un subordinato.
Motivi di lealtà verso il datore di lavoro gli consigliarono evidentemente di evitare di dare un qualsiasi giudizio sul licenziamento di Fassone nel settembre 2015.
Se la sua amicizia, la sua fede nel DG allontanato da Thohir fossero state salde e incrollabili come sostiene, di fronte ad un atto societario ritenuto “ingiusto” , avrebbe potuto fare il gran gesto e dare anche lui le dimissioni.
Come ben sappiamo invece Mirabelli restò al suo posto.

Bon ton cercasi

Oggi invece è un alto dirigente di un’altra squadra.
E il rapporto di bon ton tra le società, di solito, vuole che la dirigenza di un club si astenga da qualsiasi commento su fatti gestionali di altre società.
Mirabelli a nostro avviso sbaglia anche qui.
C’è un concetto che tutti i dirigenti ripetono fino alla noia quando si trovano davanti a domande un po’ piccanti su questi argomenti : “noi guardiamo in casa nostra, gli altri facciano quel che credono”.
Forse è opportuno che il DS rossonero guardi un po’ di più in casa sua, dove già i problemi non mancano.

E’ importante Fassone più del progetto?

Ma c’è anche un secondo passaggio che lascia perplessi, quando Mirabelli afferma di “aver sposato le idee di Fassone e la sua persona più che il progetto rossonero”.
Non sappiamo se Fassone abbia necessità (e nemmeno se gradisca) manifestazioni di culto della personalità così sfrenate da far tornare alla memoria quelle di Emilio Fede nei confronti dell’allora Presidente Berlusconi.
Ma, viene spontaneo chiedersi, se un dirigente di una società non crede fino in fondo al progetto, qual è il suo vero ruolo?

Nelle aziende di solito funziona diversamente

Siamo convinti che se un dirigente della Ferrari dicesse “sto qua perché condivido in pieno quello che dice Marchionne più di quello che fa la scuderia” il giorno dopo avrebbe un solo problema, non quello del motore di Vettel bensì quello di trovarsi un posto di lavoro.
Siamo anche oltremodo felici che la dirigenza nerazzurra, quelli che già c’erano e quelli che sono arrivati di fresco, ribadiscano ogni giorno di quanto sia importante lavorare e credere nel progetto complessivo.
Se al Milan ed a Fassone va bene così, va bene anche a noi.


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