Plusvalenze e deferimenti, l’Inter (per ora) è fuori ma il caos è grande

di Mario Spolverini, pubblicato il: 02/04/2022

Inter plusvalenze – La notizia del deferimento delle 5 cinque società di serie A tra cui la Juve per la vicenda delle plusvalenze ha procurato un sottile piacere a molti, interisti compresi anche se (scongiuri d’obbligo) la stessa sorte potrebbe capitare tra qualche settimana al club nerazzurro al termine del filone di indagini che lo riguarda.

Adesso emergono le prime notizie al riguardo secondo le quali i giudici avrebbero stabilito che se Pjanic vale tutti i 61 milioni di euro dichiarati, Osimhen non vale i 71  messi a bilancio dal Napoli ma 52, Rovella non  vale 18 milioni ma solo 6, Audero non 20 milioni ma 13 e via dicendo.

Che molti club abbiano inzuppato il biscotto nel cappuccino delle plusvalenze per imbellettare i bilanci sembra evidente. Che però adesso per fare calcio mercato si debba ricorrere al listino prezzi (cit. Marco Bellinazzo) della Procura sportiva appare una anomalia ancor più criticabile.

E’ il solito vizio tutto italico di rappresentanti delle varie magistrature di esondare dalle loro competenze andando a riempire spazi lasciati vuoti dalle norme, erigendosi a numi tutelari della buona fede comunitaria anche in settori che esulano dai territori istituzionalmente loro assegnati.

Con il risultato di aggiungere  così al danno provocato del malcostume dei club sulle plusvalenze un giudizio di congruità che rischia di impantanare ancora di più il sistema calcio italiano rispetto al resto d’ Europa. In una condizione libera da sotterfugi ed artifizi contabili un club può liberamente decidere di pagare per un centrocampista o un laterale destro una somma maggiore del puro valore di mercato se quel giocatore viene reputato indispensabile al raggiungimento degli obbiettivi di un club. E’ il principio generale della discrezionalità dell’imprenditore, del rischio che l’imprenditore decide di assumersi rispondendone in proprio, è il principio generale dell’ economia per cui un bicchiere d’acqua costa pochi centesimi al bar del paese ma posso decidere di pagarlo 50 euro mentre attraverso il deserto.

Il problema che la Figc si deve porre non è tanto e solo il giudizio sulla correttezza dell’operato dei club quanto creare la norma che delimiti il loro raggio d’azione economica nelle compravendite. Una volta che i limiti previsti sono oltrepassati è giusto sanzionare ma finchè la norma non esiste tutto è rimesso ai criteri di buon senso, razionalità e responsabilità economica che ognuno in questi anni ha interpretato a seconda delle convenienze, creando così  le distorsioni cui stiamo assistendo.

Se il Presidente Gravina ed i suoi collaboratori vogliono caratterizzare positivamente il loro mandato partendo dal momento più buio del calcio italiano escluso dai mondiali per la seconda volta consecutiva, insieme alla legge sugli stadi, alla tutela e valorizzazione dei settori giovanili, alla riforma del settore arbitrale, dedichino una parte del loro impegno a questo argomento.

Il calcio italiano avrebbe solo da ringraziare.


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