Inter, lo scudetto dopo 11 anni, una colpa anche dei tifosi?

di Mario Spolverini, pubblicato il: 04/05/2021

La colpa è anche nostra, di tutti quelli che la sera del 22 maggio 2010, prima dell’inizio della finale fecero/facemmo sta cippa di fioretto “se facciamo il Triplete siamo a posto per 10 anni”. Così impariamo per la prossima volta, quando sarà, se sarà.

Al fischio finale di Sassuolo Atalanta quel decennio (e passa) è  scomparso per magia dalla vita degli interisti, birre a gogò, cori e tric e trac. Ma  gli effetti della sbornia passeranno alla svelta e allora ricorderemo col sorriso sulle labbra che quando avevamo vinto l’ultimo scudetto c’erano ancora Berlusconi al Governo e Napolitano al Quirinale, mentre nel frattempo San Siro nerazzurro si popolava di protagonisti indimenticabili come Nelson Rivas e Mauro Zarate.

La Costa Concordia navigava ancora serena agli ordini di Schettino mentre Schelotto deliziava i palati dei tifosi e Mudingay diventava protagonista sui social che lo osannavano perché 30 sul campo li aveva solo lui. In Vaticano regnava ancora il tedesco Benedetto, almeno lui si dimise,  il suo connazionale Podolski non ebbe lo stesso coraggio nel suo pur breve soggiorno italiano. E si che di motivi ne avrebbe avuti.

Netflix era di là da venire, Uber era conosciuto solo insieme a Deutschland e alles, Instagram e l’I Pad erano ancora roba da specialisti quando Kuzmanovic, Rocchi e Gargano erano la spina dorsale nerazzurra a cavallo tra il 2012 ed il 2013.

Mi sono ritrovato al Celtic Park ad esultare per un gol di Shaqiri (forse il meno peggio del campionario) quando Beppe Grillo faceva ancora ridere ma meno di oggi, viveva tra i Vaffa Day , Di Maio era ancora il mitico stewart al San Paolo e Andreotti era ancora il gobbo per eccellenza, altro che quelli di oggi.

Si potevano ancora ascoltare mostri sacri della musica come Lucio Dalla, Prince, Enzo Jannacci, Pino Michele, David Bowie mentre il sonno della ragione e della grana generava a San Siro mostri nell’intimo dei tifosi con le sembianze di Campagnaro e Belfodil.

Ai tempi dell’ultimo scudetto prima di oggi Trump pensava solo a fare quattrini e collezione di gnocche, Bin Laden e Simoncelli erano imprendibili a modo loro per tutti, un po’ come Pereira e M’Vilà. E di Dodò ne vogliamo parlare? No, meglio di no, quando è troppo è troppo, meglio ricordare che a quell’epoca Raimondo Vianello ci faceva divertire ben più di Taider e Palombo.

Non c’era molto da sorridere in quell’epoca ma agli interisti l’ironia non è mai mancata, a chi altri poteva venire in mente di divinizzare Jonathan, accogliere come un eroe Felipe Melo o portare a San Siro l’  australiano Sainsbury che avrebbe giocato in nerazzurro 20 minuti ma poi ci avrebbe cacciato dalla Champions con il suo PSV?

Una penitenza invocata per scherzo al termine di un annata eccezionale trasformatasi in un film dell’orrore, una traversata nel deserto, 11 anni a pane e cicoria, mentre gli altri banchettavano a più non posso. Dimenticare sarebbe un grande errore perché comunque è storia nostra anche questa, per  non ripetere gli errori del passato, perché tutto sommato in questi anni ce la siamo goduta lo stesso vedendo gli altri continuare a perdere finali di Champions o seguirci nel baratro del FFP. Tutto per un Triplete.

G.Battista Vico insegna che la storia è fatta di corsi e ricorsi,  oggi è bellissimo lasciarsi alle spalle le vacche magre, lo scudetto cancella tutto, apre la porta a nuovi sogni, un ciclo da aprire, la seconda stella, magari ad un altro Triplete e ad un'altra cippa di fioretto. Per quanto mi riguarda dove si firma….?


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