Inter, la Champions, il bambino e l’acqua sporca

di Mario Spolverini, pubblicato il: 15/03/2024

La peggior partita dell’Inter nella stagione, quasi tutti in campo sotto il loro standard, qualificazione dell’Atletico meritata.

La peggior partita dell’Inter nella stagione, quasi tutti in campo sotto il loro standard, qualificazione persa per un capello.

Due letture dello stesso fatto entrambe corrette che spiegano quanto il calcio alla fine sia una somma di episodi da leggere con mille sfumature diverse.

La partita del Wanda Metropolitano lascia l’amaro in bocca per la qualificazione sfumata e per come è maturata l’esclusione.

Parlano i fatti

I fatti parlano chiaro:

  • tra andata e ritorno i ragazzi di Inzaghi hanno lasciato per strada 6/7 palle gol che gridano vendetta, elemento perfino banale ma che fa tutta la differenza del mondo;
  • a Madrid l’Inter ha giocato una gara in assoluta controtendenza rispetto a quella vista da gennaio in poi, capace di imporre il proprio gioco in ogni stadio. La squadra attendista e raccolta dietro non è mai stata nelle corde del mister e di questo gruppo, sarebbe interessante capire in quale misura è stata una scelta e quanto invece abbia pesato la incisiva e perpetua aggressività della squadra del Cholo Simeone;
  • la difesa ha ballato come mai prima in questa stagione, Sommer è stato sontuoso in tre occasioni, ci eravamo abituati a vederlo in porta in infradito e con il gelato in mano ma il suo compito è quello. Nonostante tutto ciò al 33mo del primo tempo l’Inter aveva due gol di vantaggio sui Colchoneros, solo la svirgolata di Pavard, ignobile per uno come lui quanto sfortunata, ha messo le cose sui binari sbagliati.

Serie A e Europa, troppa differenza

In queste ore c’è già chi vorrebbe buttar via il bambino insieme all’acqua sporca. Miopia pura o, peggio, malafede.

Il ruolino di marcia 2023-24 fino a Madrid parlava di  38 partite, 1 sconfitta con il Sassuolo, 1 con il Bologna ai supplementari in Coppa Italia, cammino che ha aperto la strada a speranze troppo facilmente trasformatesi in sogni e/o discorsi privi di logica.  Questa Inter poteva passare il turno con l’Atletico ma metterla sullo stesso piano di Real e City era fantascienza pura. Troppa ancora la differenza tra le rose e le quantità di talento a disposizione di Inzaghi, Guardiola e Ancelotti.

Occorre essere realisti, in Italia i 16 punti di vantaggio sono frutto della straordinaria capacità del mister e della dirigenza di assemblare una squadra vincente pur con risorse risicate ma anche e del livello mediocre del calcio nazionale che permette all’Inter di risplendere di luce accecante. All’estero però non basta, quando il livello si alza i nodi vengono al pettine, inesorabilmente. Valga un esempio per tutti: Simeone ieri sera a 10 dalla fine ha tolto Morata e buttato dentro Depay, 30 anni, integro, quasi 200 gol tra squadre di club e nazionale olandese. Depay ha dato la svolta decisiva alla partita, Alexis Sanchez  su questi scenari dominava 10 anni fa, oggi è un buon comprimario niente di più.

Seconda stella a destra, questo è il cammino

Al rientro dalla Spagna servirà riordinare le idee per evitare contraccolpi domenica contro il Napoli. C’è da finire un lavoro nel migliore dei modi, la Champions ha detto che nonostante tutto l’Inter c’è ma era lo scudetto l’obbiettivo di inizio stagione.

La seconda stella è lì, attende solo di essere di essere messa al sicuro.

Poi c’è chi è impegnato con altri tipi di stellette, a loro vada il  sorriso di tutti gli interisti.


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