Inter, dove eravamo rimasti? 18 passaggi valgono il futuro

di Mario Spolverini, pubblicato il: 20/04/2022

Inter – Dove eravamo rimasti?

Alla fine del mondo che doveva arrivare senza Conte e Lukaku? Al meglio risparmiare energie per il campionato e chi se ne frega della coppa? Oppure a Lautaro chi… Marotta portaci Dybala?

No, oggi non è giornata da polemicucce con chicchessia, oggi c’è solo da festeggiare una squadra che ha ritrovato l’antico smalto, un mister giovane e ambizioso che ha capito che all’Inter non si lascia indietro niente, tantomeno una finale per un trofeo ed uno stadio formidabile che ha fatto da cornice al trionfo nerazzurro.

Un risultato netto, forse anche troppo ad essere onesti, il Milan le sue occasioni le ha avute ma non è sempre domenica, Handanovic è stato presente e decisivo,  Giroud e Leao sono evaporati al cospetto di Lautaro protagonista di un primo tempo mostruoso e non solo per i due gol  uno più bello dell’altro. Il Toro sa segnare soprattutto nelle occasioni più importanti, il suo score negli anni parla chiaro (e scusate se è poco) ha solo bisogno di un compagno di reparto che navighi nelle sue vicinanze su cui appoggiarsi. Per le sue caratteristiche Dzeko troppo spesso è troppo lontano da lui, Correa non ha fatto sfracelli ma è stato costantemente sulla stessa linea o appena dietro ed i risultati si sono visti, per entrambi. Skriniar, nonostante qualche imprecisione, ha dato una lezione a gratis a Tomori su come si difende, Brozovic doveva essere annullato da Kessie, alla fine si è permesso pure il lusso dell’assist a Gosens, Barella ha ripreso a mulinare le gambette corte e forti come ai bei tempi.

La squadra c’è in ogni senso, la condizione fisica ha permesso ai nerazzurri di non soffrire le ripartenze avversarie e di pressare in ogni zona del campo impedendo ai rossoneri di sviluppare manovre tranquille. Per quella mentale rimandiamo al filmato del primo gol, 18 passaggi per arrivare al cross di Darmian e alla sventola di Lautaro, se non sei lucido un ambaradan del genere non riesce neanche se la giochi con le mani.

Poteva starci il gol del 2 a 1 annullato dopo il VAR? Forse che si forse che no, poteva starci anche il rigore su di Theo su Darmian ma adesso è trippa per gatti.

Stasera tutti alla TV per capire chi sarà l’avversario nella finale romana del prossimo maggio. Io una preferenza ce l’avrei, rendeteci la Juventus e non solo per la rivalità storica, meglio fidarsi della qualità stanca dei bianconeri che non dell’entusiasmo meno talentuoso ma più affamato della Viola.

Da oggi si può pensare di nuovo al campionato, torna ancora una volta Josè Mourinho, lo Special non verrà per fare regali, la sua Rometta incostante ma in crescita decisa sente odore di Europa, anche di quella che conta se la Juve continua ad inciampare.

Il Milan non si squaglierà dopo la batosta nel derby, se supera lo scoglio laziale sarà una corsa a perdifiato fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata.

L’Inter avrà due impegni in più, il recupero a Bologna e la finale di Coppa Italia. La benzina c’è, ieri sera è stato fatto un pieno di entusiasmo e consapevolezza ma in un campionato come questo gli imprevisti sono all’ordine del giorno.

Un campionato senza padroni, se proprio vogliamo trovarne uno è solo l’Inter, è tutto nelle sue mani, nei suoi piedi e nella sua testa. Soprattutto nella sua testa.


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