Recompra: la confusione è massima, facciamo chiarezza
In questi giorni si è molto parlato della recompra, per diversi giornalisti l’istituto del “riacquisto” sarebbe stato eliminato, ma non è così
A nostro modesto avviso, giornalisti affermati e testate varie continuano ad avere le idee un po’ confuse sulla cosiddetta “recompra”. Anche nelle ultime ore, parlando dell’interessamento del PSG per il gioiello della cantera nerazzurra Sebastiano Esposito, si è affermato che l’Inter dovrà fare attenzione a non ripetere il caso Zaniolo visto che “… non può inserire il diritto di riacquisto” oppure che “non esiste più la recompra”.
Sarebbe stato sufficiente dare uno sguardo a quanto riportato sul Sole 24 Ore dello scorso 17 aprile per non cadere nell’equivoco. In quella data Marco Bellinazzo evidenziava come la Figc avesse deciso di apportare modifiche importanti al diritto di recompra (non di eliminarlo in toto) per frenare gli effetti distorsivi che l’istituto produceva sui bilanci in termini di plus/minusvalenze. Erano le parole del Presidente federale Gravina a spiegare che l’effetto fiscale della recompra si manifesterà d'ora in avanti solo nel momento in cui si realizzerà effettivamente il riacquisto, non subito. “Dunque, sul piano contabile, la recompra potrà produrre plusvalenze o minusvalenze soltanto al momento dell’esercizio o della rinuncia del dritto di opzione, possibile solo ed esclusivamente nel primo giorno di trasferimenti previsto nella finestra estiva di mercato della seconda stagione successiva a quella nel corso della quale è avvenuta la cessione definitiva.”
Per spiegare meglio la tecnicità della questione, Bellinazzo portava ad esempio il caso della Juventus , con Audero riscattato dalla Samdporia per 20 milioni e Cerri dal Cagliari per 9, senza che i bianconeri abbiano esercitato il controriscatto (o recompra, appunto), generando per il club campione d’Italia plusvalenze per un totale di 28,3 milioni. Sempre restando in casa Juventus, Marco Bellinazzo citava il caso di “Mandragora, attualmente in forza all’Udinese, ma con una clausola che può riportarlo alla Juventus. I friulani hanno versato 20 milioni per il centrocampista dell’Under 21, con la possibilità di “restituirlo” al club originario per 26 milioni di euro entro il 2020. Al momento della cessione, la Juventus ha registrato una plusvalenza di 14,7 milioni”.
Ovviamente non c’è solo la Juventus ad aver utilizzato la recompra con le regole non più permesse. Bellinazzo cita i casi di Radu, “ceduto dall’Inter in prestito al Genoa con obbligo di riscatto (12 milioni nel 2019, 16 milioni nel 2020) e conseguente controriscatto a favore dei nerazzurri. Oppure “la Roma, che ha imposto una clausola da 13 milioni per il ritorno alla base di Tumminello entro il 2020, dopo la cessione del giovane attaccante all’Atalanta per 5 milioni; il Napoli ha previsto una recompra per Inglese nel caso in cui il Parma si avvalesse del diritto di riscatto per l’attaccante giunto in prestito quest’estate.”
Tutti casi in cui le società cedenti hanno potuto contabilizzare plusvalenze più o meno rilevanti fin dalla cessione del giocatore, fatto che d’ora in poi non sarà più ammesso, potendo contabilizzare gli eventuali plusvalori solo al momento dell’effettivo riacquisto del giocatore da parte della società che ne era originariamente proprietaria.