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L’esonero di Stefano Pioli : quando le serate nascono storte

Esonero Pioli, un fulmine a ciel sereno (mica tanto)

L’esonero di Stefano Pioli è stato un fulmine a ciel sereno (o quasi) per tutti gli interisti. E come tutti gli choc, porta ad una serie di riflessioni.

Ci sono quelle serate che nascono storte e non si può far nulla perché invertano la rotta.

Già perché se sei interista non basta che fuori ci sia cattivo tempo, non basta che stai vedendo la Juventus volare in finale di Coppa dei Campioni, insieme a un tuo amico bianconero, no. Ci vuole pure l’esonero, il terzo stagionale, del tecnico. Ora: che Stefano Pioli non avesse più il polso della situazione era fin troppo chiaro dalla partita di Crotone – concetto poi ribadito dall’intervista in cui D’Ambrosio ha affermato: “Abbiamo mollato dopo il Torino” -, ma che pagasse per questa squadra è francamente troppo.

Attenzione: con questo non vogliamo dire che meritava la conferma per la prossima stagione, perché era fin troppo chiaro – da fin troppo tempo – che Suning stesse cercando altro. Ma farlo passare come il “grande e unico responsabile” di questa Inter, francamente, ci pare eccessivo. Ancora una volta, nel caotico e strampalato mondo del calcio, paga l’allenatore anziché i giocatori.

Cosa sarebbe dovuto succedere?

Perché nessuno ha pensato, domenica contro il Sassuolo, di mandare in campo la Primavera anziché togliere alla Primavera il suo allenatore? Perché nessuno ha voluto, per una volta, dare un segnale forte e far pagare chi, ad esempio a Genova, si è dimenticato di scendere in campo. Cosa ne poteva Pioli se Kondogbia non riusciva a rincorrere Miguel Veloso. Miguel Veloso: mica Usain Bolt? Cosa ne poteva Pioli se Candreva ha calciato un rigore con la stessa sufficienza che si ha quando si va a pranzo dalla suocera?

Peccato, mister. Ripetiamo: non siamo qui a dire che meritava la conferma. Ma siamo qui a dire che meritava una cosa più importante: rispetto. Perché, purtroppo, l’Inter si sta dimenticando di un insegnamento della sua più grande bandiera. Giacinto Facchetti era infatti solito ripetere: “Gli interisti si riconoscono dallo stile”. Ecco. Far pagare Pioli per tutti, così come lo era stato in precedenza per De Boer, non fa che sorgere una domanda: “Ma all’Inter, qualcuno ha le idee chiare?”. Perché continuiamo da mesi a parlare di futuro, a scrivere di questo o di quel calciatore che Suning può acquistare, ma ci siamo dimenticati della cosa più importante: vivere il presente.

Così mentre la Juve vola meritatamente in finale di Coppa Campioni, noi siamo qui a fare i conti con il quarto cambio di allenatore in neanche dodici mesi. Perché se sei interista non basta che fuori ci sia cattivo tempo, non basta aver patito un’intera sera vicino a un amico juventino, no. Ci vuole sempre qualcosa in più…