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Fassone: “Inter da Champions. Ecco come andò con Mazzarri…”

Marco Fassone, ex dg dell’Inter, è intervenuto a Tutti Convocati, trasmissione di Radio 24. Ecco le sue parole.

Che sta facendo in questo periodo?

“Mi sto finalmente godendo un po’ di calcio senza stress del dirigente. Cosa farò? E’ un percorso in itinere, non ne ho idea. Sono tanti gli scenari possibili, non ho fretta. Salterò sul primo progetto bello e affascinante. La Figc? Ho letto e ho sentito ma non c’è nulla, non ho ricevuto neanche mezza telefonata. Sono solo ipotesi”

Quanto deve cambiare il calcio italiano?

“Siamo in ripresa dopo aver toccato il fondo. Siamo ancora molto indietro, il calcio europeo si è mosso meglio. Soprattutto quello inglese e quello tedesco. Ci sono riforme su cui lavorare. Il giudizio sul Tavecchio presidente è complessivamente positivo, il calcio a livello di Lega dovrebbe muoversi di più, la Lega è ingessata dal post-Calciopoli. L’assemblea decide tutto, anche l’acquisto di due penne, e quindi la Lega è un po’ bloccato. Bisognerebbe tornare al pre-2006, quando la Lega era più decisionista. Era la vera locomotiva del calcio italiano. Non voglio dare un giudizio negativo su Beretta, oggi si può veramente fare poco. Tutto deve transitare dall’assemblea. Oggi ci sono due correnti contrapposte. Su Tavecchio, al di là degli scivoloni di comunicazione, l’ultimo mi sembra un trappolone vergognoso e ha fatto bene a tutelarsi con un bravissimo avvocato, il presidente l’ha fatto molto bene. E’ un presidente operativo”.

Cosa pensa Thohir di Tavecchio?

“Non voglio tradurre il pensiero di Thohir. Sicuramente non avrà apprezzato le parole su Opti Pobà. Un conto è il Tavecchio uomo e un conto è la comunicazione. Ha detto in modo sbagliato un concetto non sbagliato: non prendiamo giusto per prendere, stiamo attento agli italiani e al vivaio”

L’Inter vince il campionato?

“L’Inter è stata costruita per andare in CL. Ci sono almeno un paio di squadre più attrezzate. Dalle prime quattro uscirà il nome della vincente. Pronostico troppo facile? Beh ne ho tolta qualcuna”

Era un’Inter nata per essere questa?

“Non è un caso che l’Inter sia migliorata in difesa. Anche da un punto di vista cronologico che abbiamo inserito sono stati Murillo, visto da tempo, e Miranda, preso a giugno. Come prima idea è stata quella di rimettere in sesto la linea difensiva, era una priorità. Ora la squadra è ottimale e ha trovato un super Handanovic. Sulla fase di costruzione la squadra ha margini ma Mancini lavora tantissimo sulla costruzione. Quando fai tanti 1-0 giocando così così sul piano dello spettacolo, va bene. Sono le stagioni che ti dicono bene. Tanti scudetti sono stati vinti con partenze così.

Mancini ha chiamato Pirlo?

Pirlo? Non ho idea ma Mancini telefona spesso e molte sue telefonate sono state importanti. Se non sei un riccone che può arrivare lì con assegni a tanti zeri, il fatto che il mister convinca il giocatore è fondamentale. E’ bravo a farsi comprare i giocatori? Lui lavora benissimo in team, partecipa assolutamente. Alcuni acquisti sono stati suggeriti da lui, il primo a dire il nome è stato lui. Il team comprendeva a pieno titolo anche Mancini. Gli è mai stato detto non si può fare? Ci sono stati dei compromessi tra la squadra ideale e quello che il mercato ti permette di fare, è un ottimo compagno di viaggio. Sa accettare, l’Inghilterra gli ha dato grande esperienza”.

La Champions pesa così tanto?

“Solo l’accesso alla fase a gironi vale tra i 40-50 milioni solo il group stage. Senza la CL abbiamo un fatturato tra i 160 e i 190, ha una incidenza importante. Noi in Italia abbiamo migliorato la cultura alla partecipazione all’Europa League. Noi come Lega avevamo dato un incentivo economico. Nella fase dei preliminari c’è qualche problema, abbiamo fatto anche brutte figure e questo influenza il ranking”.

Lavorare con De Laurentiis?

“Non è più difficile che con altri, è sempre più preparato ed è bravissimo. Si vede dove ha portato il Napoli. Si è dotato di grandi direttori. E’ decisionista, accentratore e progressivamente il Napoli è diventata la sua industria più importante. Se lo conosci e sai come prenderlo, ha un carattere non facilissimo, lavorare con lui non è complicato. Nulla esclude, da parte mia, la possibilità di tornare a lavorare insieme. Mazzarri? Tentò di convincerlo a rimanere, non credo fosse arrabbiato con l’Inter. Di fronte ad un rifiuto, ci sta che abbia avuto quel malessere verso chi ha preferito altro”.

Cosa non è andato con Mazzarri?

“Dal punto di vista dei risultati, non ha fatto male. Il primo anno, in un contesto difficilissimo, con cessione epocale, più 8-9 senatori in scadenza. Lui riuscì a centrare il quinto posto, il rientro in Europa League. Abbiamo cercato di costruirgli una squadra su misura, tentato l’approdo in Champions League. Si sono create una serie di situazioni, tensioni con il pubblico, una parte dei media, all’interno anche, che gli hanno impedito di esprimersi al meglio. Un anno fa fu indispensabile sostituirlo”.

Manca qualcosa a questa Inter?

“La rosa è completa, magari qualche adattamento a gennaio. Mettendo un altro in più non credo che la squadra cresca. Io ritengo che non serva un altro centrocampista, sapendo che non ne giocano più di tre, metterne un settimo dentro non credo serva. Io manderei Gnoukouri a giocare, che non gioca più un minuto da quando è arrivato Felipe”

Thohir ha detto che sarebbe confuso se dovesse comprare a gennaio. Che voleva dire?

“Bisogna sempre spiegargli in modo chiaro perché gli si chiede di fare un certo investimento. Lui è razionalissimo. Serve un giocatore in quella posizione per questo motivo, e allora lui ti dà il disco verde. Se ha detto che sarebbe un po’ confuso, significa che crede che la rosa è ancora ampia. Magari pensa che serve rendere la rosa logica dal punto di vista dei numeri e poi comprare”

Gli esoneri di Iachini e Zenga?

“Avranno avuto i loro motivi. E’ una decisione onerosa per i presidenti, un presidente la soppesa e noi dall’esterno non capiamo mai le motivazioni. Zenga vicino all’Inter? Non c’era alcuna alternativa a Mazzarri che non fosse Mancini. Era l’unico nome valutato, altrimenti saremmo andati avanti in altro modo”

Problema di empatia per Mazzarri?

“In generale con l’ambiente. In quel momento di passaggio tra società diverse, presidenti diversi, la panchina dell’Inter crea pressioni enormi e l’allenatore, forse, subiva troppo la pressione di media, tifosi e non riusciva a dare quello che noi pensavamo potesse dare”