Senza piglio, l’eclettismo assente, la quantità : cosa sbaglia e cosa no Conte

di Gianfranco Rotondo, pubblicato il: 18/10/2020

Sconfitta bruciante. Sconfitta che non doveva avvenire. Ma sconfitta meritata. La partita di ieri sera ha mostrato un’Inter ancora in rodaggio, con dei meccanismi ancora da oliare o, addirittura, come nel caso della difesa, da mettere in piedi. La squadra di Pioli ha interpretato tatticamente un monologo riuscito, che ha portato a forti sbandamenti la retroguardia nerazzurra. Ma ciò che più preoccupa è l’atteggiamento di Antonio Conte.

Il tecnico leccese sembra un lontano parente di quello conosciuto la stagione passata. Cambiamento netto, dopo l’incontro di Villa Bellini, ma che lascia più di qualche dubbio. All’ex ct della Nazionale non si chiede di non mettere più il suo piglio combattivo, si chiede solo di lavare i panni sporchi in casa – soprattutto per non creare tutta una serie di equivoci, che si stanno creando adesso -. Lo sappiamo, il più grande pregio di Conte è il carattere, il suo più grande difetto pure. Ma bisogna trovare una linea di confine per poter trovare una quadra a questa situazione.

Il Conte dello scorso anno ha battuto, fin dalla sua conferenza stampa di presentazione, su un atteggiamento molto critico per il mercato e sulla richiesta di esperienza in campo. Quest’anno le sue richieste sono state accontentate. Gli acquisti ed i rientri sono stati fatti non per il futuro, ma per l’immediato. E allora? Allora l’Inter vista fino ad ora sembra un insieme di tanti ottimi giocatori, ma non una squadra. Cosa che, viceversa, è sembrata il Milan. Non solo, ma l’insieme della rosa sembra formata da tanti, troppi equivoci tattici – Eriksen, Brozovic, la presenza del trequartista ad ogni costo, i due esterni offensivi, i due terzi di difesa barcollanti, l’assenza dei gol dei centrocampisti -. Un grande tecnico come Carlo Ancelotti ha sempre sostenuto di dover mettere il suo credo da parte, per far posto alla qualità della rosa. Su questo dettame Conte non sembra essere d’accordo, fa a modo suo o niente. Non si lavora ad un cambiamento, o i giocatori si adattano al suo credo oppure stanno fuori. Eppure quando era alla Juventus era passato dal 4-2-4 al 3-5-2 e al Chelsea dal 3-5-2 al 3-4-3. In entrambi i casi fu un successo. Adesso sembra quasi chiedere che debbano essere gli altri ad adeguarsi a lui. Che lui debba partire per forza con la squadra che vince il campionato prima ancora di iniziarlo, quando invece ci sono delle partite importanti e delicate come quella di ieri. Sembra non voler essere più considerato un allenatore che fa rendere i propri calciatori oltre le loro possibilità, ma un tecnico con una rosa pronta da subito per vincere. Ma l'Inter non è ancora a quel punto.

D’altro canto il leccese ha ragione su alcuni punti, anche se non li dice. L’Inter è da troppi anni che necessita di un centrocampista forte – Vidal lo è, ma quanto può durare? -. Un centrocampista che possa prendere la squadra per mano nei momenti decisivi della partita. E questo centrocampista non può essere Brozovic, tornato alla irritante svogliatezza di un tempo. Ma la presenza del croato, centrocampista più di qualità che di quantità, deve prescindere da due esterni offensivi. E ancor più da un trequartista. Quindi c’è bisogno di quantità, per poter tamponare le perdite altrui. Quantità che non è arrivata dal mercato – il nome più forte era Kantè, ma in tempo di Covid rimane un’ipotesi a dir poco azzardata -. Sulla fascia sinistra la richiesta era stata quella di Marcos Alonso, più abituato al ruolo di quinto rispetto a Perisic, ma anche lui non è arrivato. E quindi tocca adattarsi con ciò che si ha.

Con tanti ottimi giocatori si può creare qualcosa di ambizioso, basta lavorarci su e, se necessario, cambiare per trovare una quadra. Sperando che queste ipotesi non siano il preludio dell’ennesima stagione buttata al vento negli ultimi dieci anni. Antonio Conte e i suoi, hanno tutte le carte in regola per poter fare una stagione importante, soprattutto quest’anno in cui la Juventus sembra essere, più di altri anni, in fase sperimentale.


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