L’Inter di Inzaghi di questo inizio stagione: cosa va e cosa no

di Gianfranco Rotondo, pubblicato il: 26/09/2021

L’Inter di queste prime sei giornate (più una di Champions) ha dato spesso la dimostrazione di sapere tessere delle belle trame di gioco che hanno fatto vedere sicuramente qualcosa di nuovo rispetto al calcio verticale a ci si era abituati con Antonio Conte – ovviamente, inutile spiegare, che nuovo non vuol dire necessariamente peggiore o migliore. Se tanti sono gli aspetti positivi del nuovo corso Inzaghi – come ad esempio la massiccia presenza in zona gol, le varie soluzioni offensive che portano ad avere tante occasioni da gol per più elementi in campo, etc. -, ve ne sono delle altre negative e a cui apporre dei correttivi se si vogliono evitare gli errori visti in questa prima parte di stagione.

In primis, i gol presi. Al netto degli errori di Samir Handanovic, che, come detto spesso, nelle ultime due stagioni è stato troppe volte un fattore negativo per l’Intera proposito, clicca qui per leggere le considerazioni dell’indomani sullo sloveno – ciò che preoccupa è come la squadra nerazzurra agisce di reparto nella fase difensiva. Dopo aver perso palla, capita spesso di vedere il terzetto Skriniar, de Vrij, Bastoni alle prese con degli uno contro uno con gli attaccanti avversari. Questo è successo in tantissime partite: per esempio contro il Genoa, quando Kallon ha fallito due limpide occasioni, oppure contro la Fiorentina, in cui Handanovic ha salvato il risultato e in cui, anche nell’occasione del gol di Sottil, la retroguardia interista si è trovata in una situazione di uomo contro uomo. L’Inter non ha difensori che hanno nelle corde una grande rapidità di gamba, ed ecco che lasciare tanti metri di campo alle spalle può diventare un problema. Questo non accadeva la passata stagione, quando l’Inter interpretava in modo diverso le gare e in cui si lasciava attaccare volentieri dagli avversari, tanto prima o poi il gol lo avrebbe fatto. Vero, la rosa di quest’anno rispetto a quella della passata stagione è meno forte ed è dotata di due velocisti in meno come Hakimi e Lukaku – e mettiamoci anche Eriksen che, come secondo regista di centrocampo, offriva più soluzioni per giocare la palla in verticale. Proprio per questo bisogna trovare la soluzione adatta che possa far subire quanto meno possibile.

Altro fattore rilevante è sicuramente il centrocampo. Come detto l’assenza di Eriksen pesa e molto. Quando Brozovic si assenta in fase di regia, come fatto ieri, manca quel giocatore capace di trattare bene la palla e di dettare i tempi di gioco. Dovrebbe essere Calhanoglu, ma il turco non ha nelle corde le caratteristiche del danese. Un giocatore che non è, di fatto, una mezz’ala tecnica, bensì un trequartista che ama svariare per tutto il fronte d’attacco. Ecco che, cambiando le caratteristiche, viene meno anche l’equilibrio della squadra. E la cosa è stata dimostrata anche nella partita di ieri, dopo il triplo cambio che ha visto l’uscita di Darmian, del turco stesso e di Perisic e l’ingresso di Dumfries, di Vecino e di Dimarco. In questo frangente l’Inter ha avuto più equilibrio nel reparto di centrocampo, con Barella che ha fatto un po’ l’Eriksen e Vecino che è riuscito a rendersi pericolo, insieme a due esterni il cui ingresso ha fatto la differenza, visto lo scompiglio creato. E’ una soluzione da poter avere con continuità dal primo minuto? Ni, nel senso che Dumfries sta crescendo molto e presto lo si vedrà titolare fisso. Cosa che, invece, è difficile pensare con Vecino, arma che ieri si è dimostrata utile nella ‘confusione’ della partita in cui entrambe le squadra hanno voluto primeggiare sull’altra.

Detto questo, è vero che l’Inter – mi si passi l’espressione – ‘gioca bello’, ma è altrettanto vero che non gioca ancora ‘bene’. E gli elementi menzionati portano a pensare che siano necessari dei correttivi affinchè la squadra nerazzurra possa trovare la quadra definitiva come fatto con Conte – che, dopo un avvio con un animo molto offensivo, decise di cambiare radicalmente i canoni tattici della squadra. Con la filosofia di Inzaghi, certo. Con il suo credo tattico. Ma anche tenendo conto di certe caratteristiche di certi calciatori.


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