Juventus, Chelsea ed Inter, l’ascensore di Antonio Conte

di Nicolò Toccaceli, pubblicato il: 16/03/2021

La carriera di Antonio Conte come allenatore è associabile ad un ascensore. Un mezzo che lo ha portato in avanti e indietro, in linea retta senza uscire mai dai suoi dogmi. A dire il vero al piano terra il primo Conte juventino aveva iniziato in un modo differente dal proseguo del suo nuovo mestiere, con un 4-2-4 follemente offensivo che, però, fu tramutato piuttosto rapidamente nel classico 3-5-2.  Davanti a Buffon trovavano posto Barzagli, Bonucci e Chiellini; Lichesteiner e Asamoah sulle fasce, Pirlo, Vidal e Marchisio (e poi Pogba) a centrocampo. Il tandem d’attacco iniziò a formarsi con Vucinic e Matri, concludendosi con un qualitativo Tevez-Llorente.

Rispetto all’attuale Inter notiamo somiglianze in attacco, con due punte abili fisicamente e negli spazi, e soprattutto in difesa, dove c’è la presenza di un difensore dai piedi vellutati (Bonucci e Bastoni, ma anche De Vrij). Gli esterni sono molto dinamici e rapidi, senza dubbio, mentre Brozovic fa il Pirlo. L’ago della bilancia è Arturo Vidal, che “Conte non conosceva bene quando la Juve lo ha comprato”, per poi innamorarsene subito. Vidal era il più forte giocatore del globo nella pressione agli avversari e, contemporaneamente, un tuttocampista in grado di sfornare assist come un rifinitore e di essere freddo sottoporta come un nove.

Innegabile che il Vidal attuale non sia più quell’alieno; di conseguenza Conte ha optato per il doppio regista affiancando Eriksen a Brozovic e tentando un esperimento che poco gli riuscì al Chelsea, a metà del nostro grattacielo, quando inserì Fabregas abbandonando il tridente. Il suo Chelsea infatti inizialmente era schierato con un 3-4-3: Courtois; Azpilicueta, D.Luiz, Cahill; Moses, Kanté, Matic, M.Alonso; Pedro, Hazard, D.Costa. Questa la formazione con cui vinse il titolo.

Tra litigi (con David Luiz e Diego Costa) e scelte tattiche (Fabregas in luogo di Pedrito) l’abito del mister pugliese non ebbe più la stessa eleganza. Se Christensen – il rimpiazzo di Luiz – fu considerato un talento, Morata deluse in sostituzione di Costa. L’out di Pedro dall’undici titolare, infine, fece perdere l’imprevedibilità tipica del suo primo anno londinese.

Coraggioso ma legato al suo credo, Conte può considerarsi giunto all’apice del suo percorso tattico. Se Juve e Chelsea vinsero trofei, tuttavia, manca ancora il primo squillo in tal senso nell'esperienza in nerazzurro. A maggio sapremo se sarà riuscito a colmare quest’ultima mancanza.


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