Inter, vietato illudersi, vietato pensare da provinciali

di Mario Spolverini, pubblicato il: 05/03/2022

Inter news – Enzo Tortora con la sua signorilità innata avrebbe detto “dove eravamo rimasti”, Adriano Pappalardo avrebbe urlato “ricominciamo” con le vene fuori dal collo.

C’era bisogno di chiudere una parentesi negativa, di riallacciare un discorso interrotto, i ragazzi di Inzaghi hanno trovato il modo più convincente per farlo. Senza esaltarsi più di tanto perchè la Salernitana non è il Bayern e perché l’ostacolo era insidioso più per le condizioni della squadra che per i valori in campo, ergo vietato pensare di aver risolto tutti i problemi per magia ma ancor più vietato porsi dei limiti che non esistono.

L’Inter non aveva vinto tutto a dicembre come molti pensavano, non aveva perso niente nelle ultime settimane (come gli stessi pensavano), esaltazione e depressione fanno parte del Dna nerazzurro ma sarà pure l’ora di scoprire che in medio stat virtus e che quando si tenta di fare analisi che vadano al di là del tifo non lo si fa mai, almeno il sottoscritto, per spirito ipercritico bensì per cercare di capire cause, effetti, possibili rimedi.

Come volevasi dimostrare, ieri sera la squadra ha dimostrato che la gamba c’è, c’è sempre stata più o meno mentre era la mentalità, la consapevolezza di come stare in campo ad aver fatto un  pit stop troppo lungo. Farris lo ha detto chiaramente nel post partita, contro Sassuolo e Genoa la squadra si era snaturata alla ricerca di soluzioni difficili. Fatto lo screening, evidenziati gli errori, trovate le contromisure, con questo  lavoro degli ultimi giorni  lo staff tecnico sembra aver ricucito il tempo dell’Inter più bella con quello che ancora ha da venire.

E come volevasi dimostrare i due più criticati degli ultimi giorni, Barella e Lautaro, hanno puntualmente smentito la schiera di detrattori. Quando tutto gira per il verso giusto loro due sono di un altro livello, fanno la differenza, spostano gli equilibri se tutta la squadra è equilibrata. Il Toro argentino ha aggiustato la mira ed i conti con la sfiga, bastava solo questo per chiudere uno di quei periodi in cui anche i più grandi non la buttano dentro neanche con le mani. Barella ha ricordato a tutti di che pasta è fatto, le ironie erano già iniziate a circolare anche sul suo conto. Poco male, due assist al bacio, forse la sua prova migliore da inizio stagione e tutti a casa alè.

Segnali positivi tanto attesi anche da Gosens, in meno di 30 miuti ha fatto intravedere quale porrebbe essere il suo impatto su questa squadra e soprattutto per i suoi avversari. Se il fisico risponde vederlo titolare ad Anfield Road martedì prossimo potrebbe non essere un’utopia.

Anfield dicevamo, una tappa da percorrere con sano realismo, sapendo che i Reds sono più forti e che partono dal doppio vantaggio dell’andata ma sapendo anche che serate come queste devono essere vissute e giocate al massimo. Lo rìchiede lo scenario dello stadio forse più iconico d’Europa, lo richiede il prestigio dell’occasione, lo richiede la visibilità mondiale dell’evento e per finire lo richiede la storia dell’Inter. Nessun calcolo martedì sera, andare a Liverpool pensando a Torino e Fiorentina sarebbe il segnale (pessimo) di non essere ancora riusciti a scrollarsi dalla testa un atteggiamento da provinciale e da perdenti.

Si cresce anche così, anzi, si cresce solo così.


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