Inter, l’amministratore delegato Beppe Marotta ha rilasciato un’intervista in esclusiva a DAZN.
All’interno dello speciale “Marotta Masterclass” il dirigente interista ha parlato a 360° di tutta la sua carriera non tralasciando aneddoti extracalcistici importanti, che lo hanno aiutato nella crescita professionale e non solo.
Marotta si descrive come un vero e proprio garzone che dal basso è riuscito giorno dopo giorno a scalare le tappe della propria carriera. Paragona la sua vita a quella del protagonista del film premio Oscar “Nuovo Cinema Paradiso”di Giuseppe Tornatore.
Il protagonista di quel film è un giovane ragazzino che dal fare l’aiuto protezionista in un piccolo cinema siciliano diventa un regista. Così lui che partito da essere aiuto magazziniere a 12 anni nella sua Varese è oggi uno dei dirigenti calcistici più apprezzati e importanti al mondo.
Marotta racconta gli albori della sua esperienza nel calcio partendo proprio da Varese. Nella città lombarda in pratica ha fatto tutte le esperienze possibili nel calcio extra campo, da magazziniere ad aiuto direttore sportivo, non disdegnando qualche partitella da numero 10 quando mancavano dei giocatori. A DAZN racconta di una delle sue esperienze più emozionanti da ragazzino, quando a 16 anni fece da raccattapalle in uno storico Varese Juventus che terminò 5 a 0 e in cui Anastasi, all’epoca al Varese, segnò una tripletta in quella che fu la partita che lo lanciò nel grande calcio e lo portò poi proprio nelle fila dei bianconeri diventandone uno dei simboli.
Nel 1983 ebbe la prima vera esperienza da dirigente nel Varese. In quell’anno ebbe l’onere di dover assumere il suo primo allenatore. Racconta il retroscena di come nella sua ricerca passò anche da Coverciano dove chiese informazioni su quale fosse il miglior corsista allenatore di quell’anno. Gli fu indicato Eugenio Fascetti, che quindi prese nel Varese e con il quale condivise le prime esperienze direttamente dalla panchina. Alla domanda di quale è un allenatore col quale avrebbe voluto lavorare Marotta ha risposto Sacchi. Un allenatore unico che reputa fautore e artefice del cambiamento del gioco del calcio.
Marotta, amante anche della poesia ha confessato di aver fatto sua una massima del poeta portoghese Paulo Coelho che dice “se tu vuoi che i miracoli si avverano devi credere che i miracoli esistano” e nel credere in questi che è diventato il miglior dirigente italiano.
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