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Inter, che Dzeko! Il Cigno ha cambiato la manovra offensiva

La sosta natalizia ci permette, tra le altre cose, sui primi mesi in nerazzurro di Edin Dzeko, il nuovo faro avanzato della squadra presa in eredità da Simone Inzaghi la scorsa estate. L’ex attaccante giallorosso è arrivato con un compito ben preciso, nonché decisamente arduo: sostituire nel migliore dei modi chi negli ultimi due anni aveva trascinato l’Inter a suon di gol.

Il centravanti bosniaco si è presentato nel migliore dei modi al mondo nerazzurro, segnando al suo esordio contro il Genoa alla prima di campionato. Da quel momento in poi, il suo contributo realizzativo non è di certo mancato, arrivando a chiudere questa prima parte di stagione con un bottino di 11 gol e 5 assist.

Il passaggio dal vecchio numero 9 al nuovo non ha dunque portato una diminuzione del contributo in zona gol, e se è vero che Lukaku a questo punto della passata stagione aveva qualche marcatura in più (16 tra Serie A e Champions League), va anche detto che con Dzeko il gioco dell’intera squadra è radicalmente cambiato, in positivo.

L’anno scorso, quella nerazzurra era una squadra dipendente dal suo centravanti, spesso utilizzato come perno lì davanti per permettere alla squadra di ripartire sfruttando il suo fisico e la sua velocità. Il bosniaco invece è un giocatore che predilige il gioco corale, abbassandosi anche fino alla trequarti difensiva per giocare la palla e aiutare nella costruzione della manovra.

Dzeko è una punta totalmente diversa dal gigante belga, molto più mobile e imprevedibile, ma soprattutto è votato al gioco di squadra. Il calcio spettacolo dei nerazzurri in questa stagione è anche figlio di un attacco che non dà punti di riferimento agli avversari, in cui gli interpreti hanno l’intelligenza necessaria per defilarsi e permettere ai compagni di prendere il loro posto e spiazzare gli avversari. Capita spesso, infatti, di vedere Bastoni o magari Dumfries al centro dell’attacco, cosa impensabile l’anno scorso.

L’attuale numero 9, dunque, è il regista avanzato di questa squadra, l’ultimo di una dorsale piena di registi (Handanovic, De Vrij, Brozovic e Calhanoglu). Il suo arrivo ad agosto ha permesso a tutta la squadra di aggiungere l’imprevedibilità offensiva allo scacchiere contiano fatto di regole e geometrie. Oggi, il cigno bosniaco rappresenta una certezza per questa squadra, e forse qualcuno a Roma si sarà pentito di averlo lasciato andare con tanta facilità.

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