L’Inter che verrà: Federico Dimarco, terzino del futuro

di Dario Pellegrini, pubblicato il: 16/01/2017

Problema terzini: Dimarco la soluzione

Dimarco è uno i quei terzini che già in giovane età si trova davanti ad un bivio: pioniere o fallito. Sì perché questo ragazzo può davvero aprire la strada ad un nuovo modo di interpretare il ruolo. Partiamo dall’antefatto. Dimarco nasce come attaccante, forte attaccante. Da piccolo riusciva a segnare moltissimi gol.

Ragion per cui già a 8 anni approdò in nerazzuro, senza perdere il vizio di segnare. Mano a mano che gli anni passano però, a causa della bassa statura (174 cm) si trova relegato sempre più in posizione defilata.

Prima ala ed in definitiva, a 12 anni, terzino sinistro. “L’ho vissuta male perché a me piaceva fare gol. Comunque almeno i rigori poi li ho sempre battuti io”. In questa dichiarazione c’è tutto Dimarco ed il perché il terzino scuola Inter potrà essere, con molto lavoro, il titolare della nazionale del futuro.

Il gol

Perchè? Perché il ragazzo ha ancora un legame stretto con il gol. Tra le dichiarazioni fatte in passato, se prendiamo ad esempio una in cui parla di Bonazzoli, possiamo notare come la sua mentalità e la sua creatività è superiore rispetto a quella di tutti i terzini. Ha un bagaglio di soluzioni più vasto.

“Con i suoi movimenti mi suggerisce il passaggio verticale, oppure, se mi viene incontro per l’uno-due so che riceverò indietro la palla”. Parole più da seconda punta che da difensore laterale

Fin qua tutto bene. Non fosse che il ragazzo tende a crollare nei secondi 45 minuti, diventando un ectoplasma sul campo di gioco, sia in fase offensiva che in quella difensiva. Tutto ciò,specialmente se abbinato ad una mancanza di dribbling efficaci,rappresenta un grosso limite.

C’è da lavorare

Esempi lampanti sono un sedicesimo di coppa Italia dove dà palla al compagno Buchel senza fare alcun movimento di smarcamento e la partita di andata contro il Napoli dove osserva Chiriches fare gol a due metri di distanza da lui, in una porzione di campi che avrebbe dovuto coprire.

Federico dovrà lavorare tanto per sperare che il suo nome non finisca nel dimenticatoio ma bensì nell’Olimpo dei più forti.


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