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Inter, Pavard si racconta: i motivi dell’addio al Bayern e la nascita di Benji l’interista. E sul rinnovo di Lautaro…

Inter, Pavard si racconta. Uno dei protagonisti della vittoria dello scudetto interista è stato sicuramente Benjamin Pavard. Il difensore nerazzurro è entrato subito nel cuore dei suoi tifosi e ha spiegato, ai microfoni di Repubblica, tutti i motivi che lo hanno spinto ad accettare la corte dell’Inter. Ecco le parole di Pavard.

Sull’aver vissuto mai una festa come quella dello scudetto nerazzurro: “A Stoccarda sì, per la promozione in Bundesliga. Uno spettacolo. Al Bayern Monaco si festeggia meno. Poi c’è il Mondiale con la Francia, che è stato incredibile. Ma il pullman a Parigi viaggiava più spedito, non ci abbiamo messo otto ore come a Milano. Dopo aver visto i miei nella folla mi sono emozionato. Sapevo che mi aspettavano da quattro ore. Erano felici. Mamma spingeva tutti per vedermi. Papà sorrideva. Sono orgoglioso di far vivere loro momenti così”.

Sui motivi dell’addio al Bayern: “Avevo vinto tutto. A 27 anni era arrivato il momento di cambiare. Cercavo una nuova avventura, dopo sette stagioni in Germania. Volevo conoscere l’Italia e vivere la passione della Serie A. Poi c’è la tattica. A Monaco giocavo terzino, qui sono centrale, il ruolo che preferisco”.

Sulle richieste di Inzaghi: “Inzaghi ci lascia molta libertà ed è bellissimo. Avevo già giocato in difese a tre, ma si trattava soprattutto di coprire. Qui è un continuo dai e vai. Possiamo salire, creare spazio, dialogare con il regista. I cori per lui sul pullman? Li merita, da parte dei fan e della squadra. Era importante che fossimo noi calciatori a gridare per primi il suo nome. La seconda stella è arrivata grazie al lavoro di tutti, ma il mister è lui”.

Su quando gli piacerebbe segnare il primo gol: “Nel derby, ovviamente. Ma sarebbe bello anche contro la Juve”.

Sull’idea di Benji l’interista: “In aereo, venendo a Milano, chiacchierando con un amico. Avevo forzato per lasciare Monaco. Volevo solo l’Inter, che mi seguiva da tempo. Mi sentivo già interista”.

Su Lautaro: “Una super persona, un vero leader e un grandissimo giocatore”.

Sul rinnovo di Lautaro: “Spero rimanga con noi a lungo”.

Sul segreto di Inzaghi: “L’attenzione ai dettagli. Non sottovaluta niente. E la sua mentalità è condivisa da tutti alla Pinetina. Per questo stiamo così bene insieme. Tiene tantissimo a ogni particolare. Lo si capisce da come si agita in panchina. All’inizio lo guardavo con stupore, non avevo mai visto niente del genere. Poi ho capito. Anche dopo la vittoria dello scudetto, ci ha detto che è importante vincere le gare che restano”.

Su dove può arrivare questa Inter: “Non ci poniamo limiti. Dobbiamo restare campioni d’Italia, pur sapendo che è molto difficile ripetersi. In Italia negli ultimi anni il vincitore del campionato è cambiato spesso. Ma siamo sulla buona strada. E abbiamo tifosi fantastici, a San Siro e in trasferta”.

Sull’aver esultato al derby per una scivolata su Leao: “Preferisco fare una bella scivolata che un gol. Per un difensore, un tackle può valere quanto una rete. E quello era il caso”.