Prima la Champions e poi il Mondiale | Ora è un pilota professionista: “Più teso sulla linea di partenza che su quella di porta”

Il casco da pilota dell'ex calciatore - Foto Instagram - Interdipendenza.net
Dopo avere vinto una Champions e un Mondiale ha scelto di diventare un pilota professionista, ecco la sua seconda vita sportiva
La sua è stata una carriera da calciatore molto importante, iniziata subito con la conquista della Coppa dei Campioni con la maglia dell’Olympique Marsiglia. Passa poi al Monaco, con cui vince due Ligue 1, diventando pure il capitano del club del Principato.
Alex Ferguson decide di metterlo sotto contratto e si trasferisce al Manchester United, nel periodo d’oro dei Red Devils. Vincerà altri due campionati, stavolta di Premier League, per poi fare ritorno al Marsiglia.
Il ritiro dal calcio avviene al termine del Mondiale del 2006, dove viene sconfitto dall’Italia. Ma il trionfo nella principale competizione per le Nazionali era già avvenuto otto anni prima, con la Francia che alza il trofeo, nel torneo disputato in casa.
In quell’occasione gioca da titolare tutte le partite dei Blues e si impone come il miglior portiere della manifestazione, con sole due reti subiti. Due anni dopo bissa il successo, vincendo anche l’Europeo, con ancora di fronte la Nazionale italiana, battuta al golden goal.
Dopo il calcio ha scelto le quattro ruote, in pista ha ritrovato l’entusiasmo degli esordi
Dopo alcune parentesi in panchina, come collaboratore tecnico, abbandona il mondo del calcio per dedicarsi al mondo dei motori. Ha partecipato a tre campionati della European Le Mans Series.
Lui è Fabien Barthez, ex portiere di alto livello che si è cimentato in un’altra carriera sportiva, come pilota, un’altra passione che ha deciso di coltivare. Un nuovo inizio, a distanza di anni dal debutto in porta, adrenalina che in campo provava in modo diverso, con una sfida anche contro i propri limiti.

La tensione è superiore rispetto a quando giocava: “Più teso sulla linea di partenza che…”
Nel corso di un’intervista che ha rilasciato ai microfoni di Automoto.it, nel 2013 ha spiegato la principale differenza rispetto al calcio: “Parare è stato il mio mestiere per 20 anni. Faccio il pilota da cinque, quindi sono più teso sulla linea di partenza che su quella di porta“.
Le responsabilità sono maggiori, in campo conta l’apporto dell’intera squadra: “In pista i tuoi errori li paghi caro. Sbagli una curva e finisce tutto. Nel calcio, magari, hai un compagno che salva sulla linea e la partita dura 90’. Guidare può essere molto frustrante”.