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San Siro, si può abbattere o no? Parola definitiva alla soprintendente

San Siro, inteso come stadio, e il suo futuro, è da anni ormai uno dei temi più accattivanti per chi segue il calcio.
Qualsiasi possibilità si vuole intraprendere la domanda che attende la risposta da milioni se non miliardi di euro è se il vecchio Meazza può essere abbattuto o meno. Se da un lato i nostalgici non vorrebbero vedere andar giù un’impianto che è storia dello sport e della città stessa di Milano, dall’altra ci sono i club che chiedono di poter realizzare un impianto moderno. I dati di quest’ultimo mese dimostrano quanto lo stadio sia vitale per Inter e Milan.

San Siro, se dal 2025 scatta il vincolo per il secondo anello, l’unica via per una nuova struttura è andare altrove.

Pensando solo alle partite di andata e ritorno di Champions i due pienoni hanno reso rispettivamente 10 milioni al Milan e 12 all’Inter. Cifre mostruose per le nostre squadre che di fatto dallo stadio generano introiti solo dalla vendita biglietti. Le altre Big d’Europa possono contare su impianto che fatturano praticamente tutti i giorni, al di là che ci sia un match di calcio o meno.

Oggi si è svolto un incontro cruciale per il futuro, forse quello definitivo che darà certezze a quello che sarà il futuro di San Siro, ma anche dei due club. A Palazzo Marino, alla presenza del sindaco Giuseppe Sala si sono incontrati i rappresentanti di Inter e Milan con al Soprintendente Emanuela Carpani. Alla Soprintendente è stato chiesto se esiste la possibilità che dal 2025 ci sia un vincolo sulla struttura in quanto sarà l’anno in cui la costruzione del secondo anello raggiungerà i 70 anni facendo scattare l’obbligo di verifica dell’interesse culturale.

La risposta sarà fondamentale in quanto al momento è certo che il Meazza rimarrà in piedi sicuramente fino alle Olimpiadi Invernali di Milano e Cortina del 2026. Il comune ha fatto sapere anche di ritenere non praticabile la strada della costruzione di un secondo stadio adiacente al Meazza in quanto non gestibile per impatto sul traffico, inquinamento e sicurezza. Alla luce di tutto ciò la risposta della soprintendente potrebbe davvero mettere fine a un iter lungo ormai anni.

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