Inter, consigli per gli acquisti: Hakan Calhanoglu, per caso, nulla accade
Calhanoglu: 10
Hakan Calhanoglu è il 10. Numero che nella storia del calcio assume un significato quasi mitologico. Chi lo porta ha la capacità, in genere, di far svolgere un ulteriore step ad un collettivo che altrimenti avrebbe di per se un amalgama banale.
Lo fa con ogni genere di colpo nel repertorio: gol, assist e stoccate risolutive. Il 10 è un fine conoscitore di ciò che il gioco del pallone cela ai più. È quasi un eroe. Oggi più che mai visto che il suo apporto sta mano a mano scomparendo. Si preferisce la velocità di manovra a quella di pensiero.
Devono correre i giocatori, non la palla. Stiamo assistendo al passaggio dal talento all’agonismo. L’accelerazione sta superando il pensiero. Se sposiamo questi canoni, allora Calhanoglu è la sintesi perfetta tra la filosofia classica e quella moderna.
Il numero 10 del Bayern Leverkusen, nato a Manheim da genitori turchi, fin da piccolo è stato assoggettato a Mesut Özil.
Basta paragoni con Özil
Niente di più sbagliato. I due vivono su mondi completamente distanti. Per il nazionale tedesco la palla è un fine mentre per Calhanoglu un mezzo. Il primo fa di tutto per riceverla, si sfianca per farsi trovare nella posizione giusta affinche tutte le azioni passino dai suoi piedi.
Il suo raggio di azione arriva addirittura fino alle fasce laterali. Motivo per cui Wenger per un certo periodo lo schierò ala (con risultati deludenti). Ha un abilita di playmaker che lo porta ad innescare il più velocemente possibile le azioni dei compagni. Il turco invece è molto diverso.
Molto più diretto, verticale ed intenso. Anche solo guardando le statistiche, fra i due ci sono differenze abissali. Calhanoglu effettua la metà dei passaggi che il giocatore dell’Arsenal solitamente usa. Cosa significa? Che ha un indice di rischio maggiore rispetto al tedesco.
Tiene pochissimo il pallone, la palla sembra bruciargli fra i piedi. Per questo tenta il passaggio decisivo alla prima occasione utile.
Spreco di talento
Negli ultimi anni si è trovato in una squadra che non ha saputo valorizzare al massimo il suo talento. Affermazione che cozza con quella che è la sua produttività in zona gol ma se si vede giocare il Leverkusen allora questo vi risulterà evidente.
Le aspirine tendono a far giocare l’avversario per poi colpirlo nel minor tempo possibile. È la squadra che più tenta il tiro da fuori nella Bundesliga. Escamotage per mantenere alta l’intensità del gioco. Ciò non permette di pensare a come far girare la palla in maniera opportuna.
Credo che le aspirine siano stata una buona palestra per l’asso turco ma sembra arrivato il momento di cambiare squadra. Se anche altrove non dovesse riuscire a trovare il ritmo opportuno alle sue giocate, potremmo tranquillamente affermare che, se il 10 è in fase di estinzione, allora Calhanoglu è il suo profeta.