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Inzaghi trasformista: trovata la chiave per tornare ad alti livelli

Simone Inzaghi Giuseppe Marotta

Inzaghi sta vivendo una parabola simile a quella della sua penultima stagione laziale (2019-2020), quando il tecnico piacentino era ad un passo dall’esonero. Un avvio di stagione disgraziato rischiò di costargli la panchina biancoceleste. Nel primo tempo di Lazio Atalanta (0-3 per i bergamaschi) era praticamente con la valigia in mano. Il secondo tempo invece (3 a 3 e grande prestazione) cambiò la stagione. La Lazio infatti lottò per lo scudetto fino al lockdown. Le due gare appena giocate contro il Barcellona potrebbero aver avuto lo stesso effetto. Ma non si tratta solo di una scossa emotiva.

L’allenatore infatti, ritrovatosi abbandonato in una landa desolata con la possibilità di contare solo sulle forze, ha sfoderato grandi doti di sopravvivenza. Inzaghi ha capito le problematiche, trovando le conseguenti soluzioni.

Inzaghi, la chiave della riscossa nel trasformismo

Il mercato estivo ha consegnato al tecnico elementi molto duttili, che possono dare alla squadra interessanti varianti. Basti pensare ad Henrikh Mkhitaryan. L’armeno si sta dimostrando importante in questa fase della stagione, in cui è necessario sopperire all’assenza di Marcelo Brozovic. L’ex Roma ha agito da regista, da mezz’ala di qualità e anche da seconda punta. Con lui Inzaghi ha trovato qualità ed imprevedibilità, grazie alle quali ha potuto cambiare volto alla squadra.  Hakan Calhanoglu ieri ha disputato una delle migliori gare nerazzurre, agendo da play davanti alla difesa. Qualità in fase di costruzione e solidità in fase di non possesso sono stati gli elementi che hanno caratterizzato la sua prova.

Un altro giocatore che si sta rivelando importante è l’ultimo arrivato, Francesco Acerbi, che sta agendo da guaritore. Prima ha giocato da centrale, dando ad uno smarrito Stefan De Vrij il tempo di ritrovarsi. Ieri invece è stato schierato braccetto sinistro, per far sì che anche Alessandro Bastoni abbia modo di tornare ai suoi livelli. La maggiore dimostrazione del fatto che questa Inter sa trasformarsi senza smarrire la sua identità c’è stata però nel secondo tempo del match in Spagna. Alzi la mano chi ha capito quale fosse lo schema di riferimento. In campo c’erano infatti (contemporaneamente) Dumfries, Bellanova, Darmian e Gosens .Ben 4 esterni, con soli due difensori, due centrocampisti e due attaccanti. Risultato? Una rete messa a segno e la super occasione di Asslani. A testimonianza del fatto che in questa Inter che cambia pelle non sono importanti i ruoli o i giocatori, ma l’identità del gruppo e la consapevolezza delle idee.