Inter news: Inzaghi 'alza la voce' per difendere Samir Handanovic. Ivan Perisic fa quel che vuole ed Edin Dzeko – Romelu Lukaku chi? – è dominante.
Sono i tre pilastri ereditati dalla fondamentale vittoria di ieri, martedì 19 ottobre, contro lo Sheriff. Il successo per 3-1 contro i moldavi (qui potete 'rivivere' la partita) permette all'Inter di rimanere ancorata alle prime due posizioni nella classifica del gruppo D. Al comando ci sono i moldavi e il Real Madrid con sei punti e poi, appunto, i nerazzurri. Una situazione che consente alla squadra di Simone Inzaghi di restare padrona del proprio destino: particolare fondamentale tanto nella vita quanto nel calcio. Serviranno (almeno) quattro punti nel 'ritorno' contro lo Sheriff e nella partita, a San Siro, contro lo Shaktar per arrivare, il 7 dicembre al Santiago Bernabeu, con una certa tranquillità. D'altronde – lo sappiamo da luglio, lo sappiamo dalla conferenza stampa di presentazione del tecnico – gli ottavi di finale di Champions League sono l'obiettivo (principale?) di questa stagione.
La vittoria contro lo Sheriff, lascia in dote poi il grande carattere dello stesso Inzaghi e la sua grande lucidità. Il gol del pareggio dei moldavi – punizione da oltre 25 metri – è, sì, colpa di una 'barriera' ballerina ma soprattutto di Samir Handanovic. Ebbene: il tecnico, durante le interviste post gara, in modo garbato ha comunque alzato la voce per difendere il suo portiere: “E' il nostro capitano e può sbagliare” ha detto. In questa tanto telegrafica ma efficace frase c'è tutto e di più. Uno: Handanovic è il capitano, il punto di riferimento di uno spogliatoio che – non nascondiamocelo – giornata dopo giornata si compatta sempre di più perché un altro obiettivo di questa Inter è il secondo Scudetto consecutivo. Per questo – interpretiamo il messaggio di Inzaghi – nessuno si deve permettere di attaccare il capitano perché attaccherebbe l'Inter. E poi. Handanovic è umano e come tutti gli umani può sbagliare. Buttar lui la croce addosso non serve a migliorarlo, anzi. Infine Inzaghi, nonostante le critiche post Lazio, non ha cambiato minimamente la sua idea di gioco: l'Inter attacca, l'Inter diverte, la sua Inter ha offerto più belle partite in 50 giorni che quella di Antonio Conte in due anni. Ripetiamo: a San Siro 'cammina' un grande tecnico.
La seconda eredità lasciata da Inter-Sheriff è Ivan Perisic. Chi scrive è (da una vita) follemente innamorato del giocatore croato: “Meglio sempre averlo in squadra che contro” continuo infatti a ripetere. Ieri sera ne ha dato l'ennesima dimostrazione: se in serata, beh, in quella singola serata Perisic è ancora oggi fra i migliori cinque, sei esterni offensivi al mondo. Contro lo Sheriff ha fatto ciò che ha voluto: ha arato la fascia, servito 'giocate da applausi' ai compagni e colpito due pali. Insomma: siamo così sicuri che, a fine anno, sia già il caso di separarci da questo Perisic?
Infine la terza eredità di Inter-Sheriff. Edin Dzeko è dominante. Edin Dzeko ha tutto: classe, senso del gol, spirito di sacrificio e 'visione di gioco'. Lukaku chi?, viene quindi da chiedersi (dopo aver letto i numeri tutt'altro che esaltanti del suo ritorno in Inghilterra). Su Dzeko c'è un unico rimpianto: la sua carta di identià. Ma, stiamone certi, in questa stagione il 'cigno di Sarajevo' volerà ancora e ancora. E, speriamo, con lui tutta l'Inter.
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