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Inter, Diego Milito, esorcista tra coppe e gatti neri

Non ho mai invidiato nessuno in vita mia con un’unica eccezione,  per diversi anni solo Edoardo Bianchi e penso anche di non essere l’unico.

Chi minchia è Edoardo Bianchi? Un donnaiolo? Un miliardario? Non so quante ne abbia rimorchiate e quanto sia florido il suo estratto conto ma per certo rispetto a lui io sto dalla parte degli sfigati. Non c’è un interista uno che non porti dentro di sé l’immagine di Edoardo che piange come una vite tagliata sugli spalti del Bernabeu il 22 maggio di 11 anni fa mentre tenta di inquadrare qualcosa in campo con la sua macchinetta fotografica. Invidia perché aveva trovato quel biglietto e io no, lui era li a godersi quello che mi sarebbe spettato di diritto, quello che aspettavo dal giugno del 1967, quando diventai interista il giorno della sconfitta nella finale di Lisbona col Celtic. E invece ero con le chiappe stese sul comodo divano di Alberto, amico fraterno, insieme ad un’altra dozzina di interisti rincoglioniti oltre a mio figlio.  Ma soprattutto invidia perché Edoardo era libero, meravigliosamente libero di sfogare la sua gioia. Io no, non potevo,  le sentivo quelle lacrime che salivano dopo aver aspettato nascoste chissà dove per 45 anni, intorno a me tutti avevano un bruscolo in un occhio, qualcuno pure un intero stormo di moscerini,  ma nessuno tirava fuori i fazzoletti, sentivo strani rigurgiti nasali ma nessun singhiozzo. Tutti uomini solo apparentemente duri…azzo, proprio io dovevo sembrare la donnicciola frignante della serata? E poi davanti al giovincello che non aveva mai visto piangere questa quercia d’uomo?

Tutto per colpa di Diego Alberto Milito, benedetto Principe del Bernal, che quella sera ci prese sulle sue ali per farci volare come mai nessun jet sarebbe mai riuscito, prima e dopo.  Qualcuno (ce lo ricordiamo chi, eccome se lo ricordiamo) sorrise quando arrivò all’Inter, proferendo la bestemmia calcistica più imponente dei tempi moderni, “era meglio Acquafresca”.

Era destino che arrivasse proprio lui per sfatare quella maledizione lunga ormai quasi mezzo secolo, lui che era uno specialista in materia. Chiedete ad un tifoso del Racing di raccontarvi la “maldicion de los siete gatos negros”,

I frequentatori del “Cilindro” vi spiegheranno che era dal 1967 che il Racing era a digiuno di titoli, dal trionfo nella Coppa Intercontinentale contro il Celtic a Montevideo. La leggenda racconta  che  dopo quella vittoria un gruppo di tifosi rivali dell’Independiente  fosse riuscito ad entrare notte tempo nello stadio seppellendo sotto il terreno di gioco sette gatti neri. Da allora zero vittorie, una retrocessione in seconda serie ed un fallimento evitato per il rotto della cuffia.

 Era arrivato il nuovo secolo, il 2000 portò in regalo al Racing un ragazzino timido e dinoccolato, segni particolari  un  fratello che giocava proprio nell’Indipendiente e una straordinaria somiglianza con Enzo Francescoli, il Principe di quei tempi.

L’anno dopo quel ragazzino esordisce in una squadra che finalmente sente profumo di vittoria, la sfida decisiva è con il Lanus, Diego entra nel secondo tempo e regala il primo esemplare di quello che diventerà la specialità della casa, palla sul destro, finta di tirare, sterzata sul sinistro. Vi ricorda qualcosa vero? Quel giorno la sua saetta prese la traversa, tap in di un compagno e via a festeggiare la vittoria ritrovata dopo 34 anni.

Esorcismo ripetuto a Madrid 11 anni dopo, mentre milioni di tifosi chiedevano solo un fischio a Webb, fischia Webb, e fischia per Dio Webb, mentre Massimo Marianella urlava che erano 45 anni che l’Inter aspettava questo momento e dopo aver promosso sul campo quel Principe diventato Re nella notte di Madrid. Una notte lunga anni, per tanti tifosi non è ancora finita, che Re Diego ricordava così al suo popolo mesi fa:  “Mai, mai nella mia vita avevo visto uno stadio pieno di gente all’alba, alle sei del mattino. Già il ritorno da Barcellona era stato fantastico, con l’accoglienza all’aeroporto.Ma quella mattina San Siro è stato il posto più magico del mondo: c’eravamo solo noi, c’era il popolo interista. Io ero stravolto. Ma ero stravolto di felicità.”

Puoi essere un nobile, un regnante, e subire un’ingiustizia senza pari? Certo che si, le mamme dei miopi sono sempre incinte,  per informazioni rivolgersi ai giurati di France Football che in quel 2010 riuscirono a stilare la graduatoria  dei 30 per il Pallone d’oro inserendo tra gli altri il fuoriclasse Asamoah Gyan ma non  Milito. Dopo un Triplete firmato da lui e 30 gol nella stagione!!

Embe, si chiederà chi è arrivato fino a questo punto?

Embè oggi è il compleanno di Diego, ad Avellaneda è quasi una festa nazionale, a Milano dopo Sant’Ambrogio c’è lui, a casa mia mia moglie se la gioca con lui da 11 anni. Quando appare in tv il risultato è scontato.

Buona vita Principe

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