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CorSera – Momento no dell’Inter, ecco 7 spiegazioni

L’Inter ha racimolato 4 punti nelle ultime 4 partite, e la mini-crisi fa sorgere molte domande agli addetti ai lavori. Il Corriere della Sera ha provato a dare alcune possibili spiegazioni al periodo no dei nerazzurri:

1) Con 13 gol subiti, l’Inter continua ad avere la miglior difesa del campionato. Ed è chiaramente su questo (e sui 27 punti arrivati con 9 vittorie per 1-0) che la squadra di Mancini ha costruito il suo campionato di vertice. Ma se quello del primato dei gol subiti è un dato evidente, ce n’è uno che lo è molto meno ma che è altrettanto, se non di più. Delle 5 squadre in testa alla Serie A, l’Inter è quella che subisce mediamente più tiri: 4,35 (contro i 2,37 della Juve, i 2,50 del Napoli, i 2,58 della Fiorentina e i 4,21 della Roma). Eppure, subisce 0,65 gol a partita: una media inferiore a quella delle quattro avversarie. La spiegazione ha un nome e un cognome: Samir Handanovic. È il portiere a fare la differenza. Perché, com’è noto, la difesa perfetta è quella che fa arrivare il minor numero possibile di tiri al suo numero 1. Non è il caso dell’Inter.

2) Perciò, se si guarda alle prestazioni dei singoli, viene il sospetto che quella che per molti è considerata la miglior coppia difensiva del campionato (Miranda-Murillo), sia un pochino squilibrata, nel senso che il brasiliano assomiglia sempre di più a quello che sono stati Nesta o Thiago Silva per il Milan dei bei tempi: chi giocava al suo fianco sembrava fortissimo, ma un’osservazione più attenta suggeriva (e suggerisce) che spesso la metà della coppia magari vale per uno e mezzo. Il colombiano è giovane, sicuramente talentuoso, ma mai impeccabile: e spesso è il suo compagno di reparto brasiliano a coprire i suoi buchi.

3) Se poi prendiamo la difesa nel suo complesso, allargando lo sguardo ai laterali, la situazione dell’Inter non ispira ottimismo. A destra, Santon è sparito, Montoya è stato un oggetto misterioso per tutta la stagione, poi ha giocato due partite (più una di Coppa Italia), poi è scomparso di nuovo. Nagatomo è generoso nell’impegno quanto nelle distrazioni, D’Ambrosio non va oltre il compitino, Telles si sta adattando al calcio italiano, Juan Jesus (già riserva come centrale) non viene più impiegato neanche sulla fascia. Insomma, più abbondanza che qualità.

4) Più abbondanza che qualità è uno slogan che si può applicare pari pari al centrocampo dell’Inter. È in questo settore che, fin dalla fine del mercato estivo, era apparso evidente che l’Inter avrebbe avuto dei problemi. A sorprendere, semmai, è che nel Paese degli allenatori più bravi del mondo, ci siano volute così tante giornate per mettere definitivamente a nudo i limiti del gioco dell’Inter. È stato infatti il Sassuolo di Eusebio Di Francesco (che comunque, insieme a Sarri, è probabilmente il miglior allenatore italiano) a mettere in chiaro una volta per tutte che se si impedisce di respirare a Medel, i nerazzurri faticano dannatamente a costruire gioco. Ora, il cileno è fuori di dubbio un grande giocatore. Se non è un fuoriclasse è perché tra le sue doti manca la capacità di costruire gioco partendo dalla difesa. Eppure è a questo che spesso sembra destinato, e non da quest’anno. Nella scorsa stagione, per diverse partite di fila è stato il giocatore dell’Inter che ha toccato più palloni, segno che il gioco della squadra ruotava intorno a lui. Peccato che quest’anno, cedendo Hernanes e Kovacic senza rimpiazzarli, l’Inter non abbia previsto un piano tattico B. Con le conseguenze che, dopo Inter-Sassuolo, si sono viste anche a Bergamo con l’Atalanta. Senza dire che se Medel deve impostare, magari è costretto a coprire meno. E torniamo al discorso del gran numero di tiri subiti.

5) Edy Reja, allenatore esperto, ha fatto tesoro della lezione e l’ha ben spiegata ai giocatori dell’Atalanta. Che l’hanno applicata così bene da costringere l’Inter a una delle peggiori partite del campionato, come certificato dai dati Opta (ben riassunti da Andrea Schianchi sulla Gazzetta dello Sport). Brozovic ha toccato 102 palloni , con 76 passaggi: 16 ne ha sbagliati e 22 sono stati i palloni persi, 8 più di Guarin. Su 458 passaggi complessivi, solo il 78,8 sono stati precisi. Ma proviamo a combinare questo dato con un altro: l’Atalanta ha avuto il 43,6% di possesso palla, ma ha tirato in porta 15 volte. L’Inter, con il 56,4%, di tiri ne ha effettuati 9. Cosa significa? Che «va bene avere il pallone fra i piedi, ma poi bisogna sapere che cosa si deve fare con l’attrezzo» (ancora Schianchi).

6) Chi teoricamente sa molto bene cosa fare col pallone è Adem Ljajic. Che, dopo un inizio in panchina, ora gioca stabilmente. E gioca piuttosto bene. Ma confermando il suo limite per così dire «storico», che ne ha frenato finora la carriera: e cioè che gli manca sempre qualcosa. A Bergamo è stato uno dei pochi a portare a casa la sufficienza. Ma senza fare la differenza e comunque perdendo 19 palloni. Un po’ come contro il Sassuolo a San Siro: partita più che buona, con Consigli a negargli il gol almeno due volte. Ma è anche vero che, a inizio partita, le due migliori occasioni avute (di piede e di testa) sono finite fuori. Domanda: che avrebbe fatto al suo posto Dybala?

7) In due diversi articoli su corriere.it Mario Sconcerti ha spiegato che l’Inter segna troppo poco per poter pensare di vincere lo scudetto. Non possono bastare 1,25 a partita: non solo contro i 2 del Napoli, ma contro l’1,8 che mediamente negli ultimi anni è servito per chiudere il campionato al comando. Lo stesso Mancini, nel dopopartita con l’Atalanta, lo ha riconosciuto. Le ragioni sono a questo punto evidenti. Sarà il mercato a rimediare (e a far arrivare a Icardi qualche pallone in più)?