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Simoni: “Rigore Iuliano-Ronaldo? L’evidenza è contro Ceccarini”

Dopo molti anni Simoni torna sul rigore che ha deciso il campionato del ’98

L’ex allenatore dell’Inter, Gigi Simoni, ha ripercorso tutta la sua carriera ai microfoni di fanpage.it, ritornando ai suoi anni in nerazzurro e sul tristemente noto rigore di Iuliano su Ronado non fischiato da Ceccarini, che ha, di fatto, assegnato lo scudetto ’98 alla Juventus.

Le parole di Gigi Simoni

La mia carriera è stata molto piena, ho avuto soddisfazioni da tutte le parti, sono stato legato molto al ruolo di allenatore. Con l’Inter ho toccato il cielo con un dito, si giocava ai massimi livelli, se vincevi qualcosa passavi alla storia. Però ho vinto undici campionati di B, due di C e uno quasi vinto con l’Inter, quello rimane il ricordo più incisivo. Ho fatto degli anni belli al Genoa, sono stato lì per 12 stagioni, tre da giocatore e nove da allenatore, è una cosa che ti rimane dentro”.

E’ stata una cosa tanto grande, di cui tutti parlano ancora dopo una ventina d’anni. Ceccarini aveva la possibilità di far bella figura e far stare zitti tutti, bastava una dichiarazione: “Può darsi che abbia fatto bene o che abbia sbagliato”. Quello dell’arbitro è un mestiere difficilissimo, l’evidenza era contro di lui anche da parte di alcuni juventini. Solo per alcuni juventini non era rigore. Però non vai a pensare a tutto quello che poi è venuto fuori appunto con Calciopoli. Ci è costato tanto arrivare alla fine a un punto dalla Juve. Con un pareggio saremmo stati a un punto dalla Juve con quattro partite ancora da giocare, potevamo vincere il campionato.  E’ stato tanto bello quell’anno, puoi recriminare sul secondo posto, hai comunque vinto la Coppa Uefa, ci sono passato sopra dopo anni, riesco anche a essere sereno”.

E’ stato un orgoglio allenare Ronaldo, il miglior calciatore della mia storia, che è abbastanza lunga visto che ho iniziato nel 1955. Aveva una velocità incredibile, una qualità tecnica nel fare le cose alla velocità con cui le faceva lui, non ho mai visto nessuno come lui. A questo bisognava aggiungere le qualità del ragazzo, era meraviglioso, ti rubava qualcosa negli allenamenti, però se c’era da lavorare col pallone non si fermava mai. Era sereno, non ha mai avuto un richiamo per i compagni che gli sbagliavano un passaggio, è stata una bella esperienza”.