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Inter, oltre il caos finale. Doveva essere un funerale, può essere la rinascita

Inter quella contro la Juventus è e sarà sempre la partita del caos. Ogni evento capiti in un derby d’Italia avrà ripercussioni sulle giornate successive. È un dato di fatto che difficilmente cambierà in futuro.
Sorvolando su tutto quello che è accaduto dal minuto 93 in poi, l’Inter e Inzaghi possono e devono ripartire dalla partita di ieri. Se ancora non arriva un gol su azione, fatto di per sé ovviamente non positivo, ieri si è visto un qualcosa che sembrava smarrito: la voglia di non arrendersi.

Inter, contro la Juve si è riscoperta la voglia di non arrendersi. Bloccata l’emorragia di risultati ora non si deve tornare indietro.

Di fatto l’Inter ha fatto la partita in quel di Torino, affrontando una Juventus in totale stile allegriano. Il che non vuol dire solo avere un baricentro basso e una solidità difensiva impenetrabile, ma anche un enorme tasso di lucidità nell’essere cinica e letale quando occorre. Così, seppur gli uomini di Inzaghi avevano il pallone tra i piedi senza trovare l’ultimo passaggio che liberasse a un tiro pulito verso Perin, i bianconeri si sono fatti vedere tre volte dalle parti di Handanovic. La prima volta è stato bravissimo il portiere nerazzurro a salvare su un tiro preciso e angolato di Di Maria, la seconda Milik si è di fatto mangiato un gol, mentre la terza Cuadrado ha trovato la via della rete (qui l’analisi dello scontro a fine partita).
Canovaccio troppo simile a quello delle partite passate. Giochi, tenti di creare occasioni, ma poi per poca lucidità, paure o anche sfiga la palla non entra mai e sei costretto ad andarla a recuperare almeno una volta nella tua di rete.
A Torino sotto di un gol contro la Juve e con soli 10 minuti da giocare, l’Inter sembrava condannata ad un’altro KO stagionale. Invece non è andata così. Più che nell’aver trovato il pareggio, che è oggettivamente arrivato grazie allo svarione di Bremer che è costato il rigore a tempo scaduto, quello che ha fatto piacere all’ambiente è stata la voglia  di giocarsela. Nei KO precedenti una volta che l’Inter subiva il vantaggio avversario, la squadra, tutta la squadra, entrava in una sorta di annebbiamento totale, nel quale si abbandonava inesorabilmente. Lo dimostra l’assenza di partite in stagione che l’Inter è stata in grado di ribaltare una volta andata in svantaggio. Quello che si è visto ieri è stata una fiammella di orgoglio, che poi si è scatenata in un incendio che con il calcio non c’entra nulla, ma che a suo modo dimostra che in nerazzurri sono ancora vivi.
Ora starà a tutti i giocatori e in primis all’allenatore, far in modo che quella fiammella non si spenga e che incendi sportivamente questo fine stagione ancora tutto da scrivere.

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