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Coutinho, Kovacic era così difficile vedere un po’ più lontano?

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1 Coutinho Kovacic, due grandi rimpianti2 Coutinho, un 18enne dopo il Triplete3 Kovacic, il talento era evidente4 Scelte in nome del bilancio, o anche scarsa lungimiranza?Coutinho Kovacic, due grandi rimpianti

Le notizie di queste ultime giornate di mercato sul fronte europeo sono ruotate intorno ai nomi di due ex nerazzurri: Coutinho e Kovacic.
Due ragazzi cui il Cielo ha regalato un talento immenso nei piedi.
Ragazzi accomunati da un identico destino, quello di essere arrivati all’Inter nel momento sbagliato.

Coutinho, un 18enne dopo il Triplete

Phlippe Coutinho arrivò nei giorni successivi al Triplete, appena 18enne.
Era un Inter ancora ubriaca di gioia per lo storico successo ottenuto.
Moratti non colse il segnale lanciato da Mourinho, confermò in toto lo squadrone dei trionfi con ricchi aumenti d’ingaggio a molti.
In questo scenario il giovanissimo brasiliano cercò un suo spazio, lo trovò anche, ma il gap di statura tecnica con i campionissimi era troppo evidente per farne cogliere tutto il talento in fieri.
Sei mesi di prestito all’Espanyol nel 2012 con 16 presenze e 5 gol gli bastarono per la nomina a rivelazione della Liga di quell’anno.
L’ inizio di stagione 2012-13 lo aveva visto ottimo protagonista sia in campionato che in Europa League.
Un infortunio di una certa gravità lo fermò a fine ottobre.
Quando fu di nuovo pronto, a dicembre, i problemi di bilancio dell’Inter erano tali da non permettere rinvii all’entrata di risorse fresche.
Il sacrificato fu proprio lui, e per un tozzo di pane. Al Liverpool per 13 milioni.
Uno dei peggiori affari della storia nerazzurra.
Il DG era all’epoca Marco Fassone, Direttore tecnico era ancora Branca e Piero Ausilio era già Direttore Sportivo.

Kovacic, il talento era evidente

Non molto diversa la parabola di Mateo Kovacic.
Negli stessi giorni in cui Coutinho saluta la Pinetina, arriva il 19enne dalla Dinamo Zagabria per 11 milioni oltre 4 di bonus.
Con Mazzarri nel 2013-14 gioca con regolarità, tra alti e bassi, ma i segnali del campione da tirar su ci sono tutti.
Rimane nella memoria dei tifosi la partita di fine stagione con la Lazio in cui Mateo servì tre assist ai compagni uno più bello dell’altro.
Anche lui vittima di stagioni grigie, di scelte tecniche mai definitive, anche nel campionato successivo.
Qualche gara da trequartista, qualcuna da vertice basso nel rombo, qualcun’altra addirittura da esterno.
Si arriva all’estate del 2015, il Real mette sul piatto 30 milioni più bonus e Kovacic saluta l’Inter, in nome delle plusvalenze per sistemare il bilancio e di una scarsa lungimiranza societaria.
I nomi della filiera di comando sono sempre gli stessi, solo che a Fassone ed Ausilio si è aggiunto Bolingbroke, braccio destro del nuovo patron nerazzurro Thohir.

Scelte in nome del bilancio, o anche scarsa lungimiranza?

Di certo non l’epoca più felice della storia dell’Inter.
Era iniziato il count down che avrebbe portato di li a poco all’uscita di Massimo Moratti per far posto ai salvatori della patria, la truppa indonesiana di Thohir.
Incertezze, vuoti nella catena di comando, difficoltà nella gestione economica, questo era lo scenario dell’Inter di quei mesi.
Due giovani talenti sacrificati forzatamente sull’altare dei bilanci?
O anche vittime di scelte societarie infelici?
Ipotesi entrambe vere, concause di due operazioni che la società ha sempre giustificato come impossibili da rifiutare ma che agli occhi dei tifosi appena più esperti lasciavano enormi perplessità.
Proprio per il valore dimostrato dai due ragazzi.
Oggi volano offerte monstre per i due: oltre 100 milioni per Coutinho, oltre 70 per Kovacic.
Ce ne accorgiamo oggi quanto siano state errate le valutazioni nerazzurre del passato.
Inutile piangere sul latte versato, dice il proverbio.
Ma almeno speriamo che in società abbiano finito di rovesciare la pentola del latte!