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Inter: i bilanci sono grigi, la passione è nerazzurra, torniamo alle cose serie

Indice dei contenuti

1 Inter: fino a ieri tutti contabili2 L’emozione non sta nei ricavi3 La magia dello stadio4 Amore senza bilanciInter: fino a ieri tutti contabili

Nei giorni frenetici del mercato, un tempo i tifosi amavano immedesimarsi nel ruolo dei direttori sportivi, immaginando e sognando acquisti, prestiti e cessioni. Oggi invece tutti economisti o quasi, immersi nei numeri del bilancio della società per capire quanti e quali risorse possono essere impegnate per inseguire lo scudetto piuttosto che la salvezza.
E’ il segno dei tempi che cambiano, e se si dovesse giudicare solo da questo il cambiamento non è certo positivo.
Ma il tifoso vero non può restare più di tanto immerso nei numeri, nei regolamenti e nelle scartoffie. Perché il suo cuore vola al di là di quelli per rientrare nella sua dimensione normale, quella dello stadio o della pay tv, con le pulsazioni a mille solo a vedere l’entrata in campo dei ragazzi.

L’emozione non sta nei ricavi

Ecco, ora basta con le pippe numeriche. Il calcio vive di passione, di sogni, di amore sconfinato ed irrazionale. Restringere queste fibrillazioni dell’animo nei cancelli della matematica finanziaria significa uccidere una magia, infantile se vogliamo, ma capace di offrire gioie inaudite.
Non sono le plusvalenze a dare l’emozione, sono i gol. E non sono i debiti a far smoccolare, è la papera del portiere o il rigore fallito.
Allo stadio non c’è l’Uefa, ci sono i tifosi avversari, da sfottere, da provocare con ironia e sagacia.
Basta con i numeri, torniamo alle bandiere che portano i colori per cui si soffre, s’impreca, si gioisce.
E’ il pallone che rotola che accende le fantasie e le emozioni dei papà che portano allo stadio i figli, così come tanti anni fa successe a loro.

La magia dello stadio

Salire le scale o i gradoni di accesso allo stadio per un tifoso è come un preliminare nel rapporto con la partner. Metri e minuti di attesa eccitata, finchè arrivi all’ingresso e quel mondo così particolare si apre allo sguardo. Non sono le Dolomiti, non sono spiagge caraibiche, ma quel rettangolo verde incastonato tra quattro muraglie che straboccano di gente ti prende l’anima, sempre e comunque, domenica dopo domenica.
Inutile dire, per un tifoso non c’è niente di eguale, in Italia e nel resto del mondo. C’è chi ha la Kop e chi la Nord, chi intona You’ll never walk alone e chi Pazza Inter amala, ma ad ogni latitudine con la stessa gioia, lo stesso orgoglio, la stessa apprensione.

Amore senza bilanci

Come può competere il grigiore dei bilanci con la scarica di adrenalina che dà un bandierone dei colori del cielo e della notte?
Inutile andare a cercare la contabilità nell’amore per l’Inter, il risultato è sempre lo stesso, over the top.
Non può essere che così ed è giusto che sia così. I numeri sono roba da ragionieri, il nostro bilancio si misura in gol, in trofei, in Triplete, e anche in delusioni e sconfitte.
Eravamo rimasti al 90mo di Ferrara, riprendiamo da lì (magari dall’89mo).
Senza Icardi e con Rafinha, senza Pastore ma con tutto l’orgoglio del nostro blasone. Bentornato calcio!