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(ID) Facchetti: “Ci siamo innamorati del Lukaku leader. Sarebbe bello rifiutasse l’offerta”

Gianfelice Facchetti è un attore, drammaturgo e regista teatrale italiano. È il figlio di Giacinto Facchetti, che fu calciatore (e presidente) dell’Inter e della Nazionale italiana, uno dei migliori terzini della storia del nostro calcio: l’Inter ha ritirato la sua maglia numero 3 nell’anno 2006. In esclusiva ad Inter Dipendenza ecco le parole di Facchetti juniorautore di un affascinante libro intitolato “C’era una volta a San Siro”, con bellissime storie da leggere e foto memorabili:

«Per me San Siro è una sorta di seconda casa. Ho fatto anche un calcolo delle ore che ho trascorso al suo interno: sono poco meno di 9 mila. In pratica un anno intero della mia vita. È un luogo che ho vissuto da quando ero piccolo grazie a mio padre. Ho visto tante partite e moltissimi concerti, perché San Siro è anche un tempio della musica. Non ci si può sbarazzare di un secolo di storia in un batter d’occhio, la vicenda stadio a Milano è molto delicata. Io sono riconoscente verso San Siro», le parole di Gianfelice a questo proposito.

Ma l’argomento del giorno è Lukaku. L’offerta del Chelsea sale, lui tentenna. Se decidesse di restare rifiutando i soldi londinesi, sarebbe una scelta da leader assoluto?

“Sarebbe importante che lui restasse. In questo calcio sembra che tutto sia sempre comprabile, sembra che si possa sempre mercanteggiare. Mi piacerebbe che un calciatore sposasse una maglia e che lui in primis rifiutasse l’offerta. Credo che Lukaku sia uno di quei leader dentro alla rosa dell’Inter di cui ci siamo innamorati. Se dovesse andare, mi dispiacerebbe davvero”.

Anche il suo gemello Lautaro è sempre molto ambito. Se arrivasse una maxi offerta, sarebbe da cedere? Con Lukaku che resta a Milano, si intende…

“Devo dire che nel gioco del calcio il momento del calciomercato è quello che mi affascina meno. Quando inizia non vedo l’ora che finisca. Specie quando hai una rosa affidabile come la nostra. I nostri ragazzi dopo lo Scudetto sarebbero dovuti essere bloccati a prescindere, dopo ciò che hanno fatto. Spero possa rimanere perché Lautaro sta crescendo tanto ed è complementare con Romelu. Mi fido, in ogni caso, di una figura come quella di Marotta”.

La scelta di Conte di lasciare l’ha sorpresa?

“Speravo che restasse come tutti i tifosi, garantendo una continuità tecnica. Per ora abbiamo perso soltanto un giocatore (Hakimi) e magari avrebbe potuto giocarsela… Credo comunque che avesse avuto garanzie sul mercato, ma quando si è reso conto che non si poteva spendere e spandere ha preferito lasciare. In ogni caso probabilmente la personalità di Conte lo porta spesso a dividersi dopo pochi anni, gli è successo anche a Torino, che era casa sua”.

Si riparte da Inzaghi: stesso modulo, filosofie diverse. Le piace?

“Mi sembra la scelta più logica che si potesse fare. La dirigenza non si è fatta trovare spiazzata, Marotta voleva già portarlo a Torino anni fa. C’è dunque una stima che parte da lontano. Inzaghi ha già dimostrato di essere un grande allenatore, ora vorrà vincere”.

Lei è stato uno dei pionieri di Interspac, l’azionariato popolare nerazzurro. A che punto è la situazione?

“Questa cosa è nata da interisti e che riguarda l’Inter. La pandemia ha smascherato una serie di limiti di gestione nel calcio, e ha avuto risvolti negativi dal punto di vista finanziario. Serve un calcio sostenibile, e non solo come strumento di speculazione come nel caso dei fondi. L’Inter ha vissuto diversi cambi di proprietà negli ultimi anni, noi vogliamo partecipare veramente come succede in Germania, anche per permettere alla squadra di avere un segno di continuità nel tempo. Siamo partiti da un semplice sondaggio, che ha avuto risconti sorprendenti, ora bisogna aspettare. Siamo in una fase interlocutoria, ci stiamo confrontando con la società”.

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