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Spalletti, un capo popolo affamato di vittorie come la sua gente

Indice dei contenuti

1 Spalletti chiama a raccolta i tifosi2 Spalletti capo popolo come Mou3 La gente nerazzurra ha bisogno di una figura così4 Uguali ma diversiSpalletti chiama a raccolta i tifosi

Spalletti ha parlato così ai microfoni di Inter Channel:
Il rischio è sempre che ci sia qualcuno che, in queste partite in cui viene chiamato dalle Nazionali e dà sempre tutto, arrivi qui con qualche problema.
Quando ritorneranno tutti ci sarà poco spazio per recuperare e ricaricare le batterie.
La partita con la Spal nasconde molte insidie, dobbiamo fare attenzione, ma stiamo facendo tutto correttamente per essere pronti.
Si preannunciano 50mila spettatori?
Mi è stato detto, l’ho letto ma mi sembra già di avvertire nei tifosi le stesse cose che avvertiamo noi.
Un messaggio per loro?
Non deleghiamo il nostro tifo agli altri, noi abbiamo bisogno di ognuno di voi.
Avere vicino i tifosi domenica sarà determinante.
Zero deleghe, siete tutti convocati
”.

Spalletti capo popolo come Mou

L’invito ai tifosi ci restituisce un’immagine un po’ diversa da quella cui siamo abituati.
E’ uno Spalletti che si cala nelle vesti del capo popolo, del motivatore non più dei soli giocatori ma ora anche della massa dei tifosi.
Sempre più padrone della situazione in campo, sempre più conducator delle tribune.
Forse anche lui ha negli occhi gli occhi degli 80 mila e passa che inneggiavano a Mourinho mentre lui agitava le braccia, novello Von Karajan di un intero stadio, dopo il gol su punizione di Pandev nel derby del gennaio 2010.
Agitava le braccia per chiamare a raccolta l’amore, la passione, l’entusiasmo strabordante per una squadra che sia avviava a compiere qualcosa di inimmaginabile.
E gli occhi degli 80 mila dopo il gol di Goran erano tutti per lui, che diceva “è anche mio il gol”, con una squadra prima in dieci, poi in nove e poi in nove con un rigore contro.
Quel penalty a Ronaldinho non lo parò solo Julione; lo parò il Meazza nerazzurro con un muro di amore per quei ragazzi costruito in un attimo davanti alla sua porta, con Josè capo cantiere.

La gente nerazzurra ha bisogno di una figura così

Spalletti deve aver rivisto quegli spezzoni su You tube.
E se non gli ha visti farà bene a vederli.
C’era un condottiero, carismatico, indiscusso.
C’erano venti guerriglieri pronti a buttarsi nel fuoco per lui.
E c’erano 80 mila pazzi scatenati per lui e per loro.
E quando da San Siro saliva il coro “Jose Mourinho la la lala la Jose Mourinho” sulle note di I love you baby, l’amplesso generale era realizzato.
Il mister di Certaldo deve reinterpretare a modo suo quel ruolo, con la sua sagacia, il suo carattere da toscanaccio perennemente critico verso il mondo, con la sua intelligenza, lucida come la sua pelata.

Uguali ma diversi

Nessuno può e deve chiedergli di essere uguale allo Special One.
Ma Luciano sa di poter diventare Special anche lui nei cuori nerazzurri.
San Siro ha bisogno di un nuovo condottiero che assuma su di sè i perigli dell’incerto, le responsabilità degli insuccessi quando arriveranno e che sia pronto a riconoscere ai ragazzi il merito dei successi.
Facendo un passo indietro, se necessario, per lasciare il palcoscenico a loro.
Tanto il tifoso sa sempre riconoscere e attribuire i meriti e le colpe.
La gente nerazzurra ha bisogno, dopo tanti anni, di un personaggio su cui riversare questa dose smisurata di affetto.
Non c’è ancora in campo quella figura che potrebbe calamitarla con il proprio carisma.
C’è solo lui che può farlo.
Spalletti può avviare una nuova epoca nerazzurra anche in questo.
Nel frattempo penseremo al coro da regalargli.
Quando quelle note si alzeranno dai gradoni di San Siro, Luciano capirà di aver fatto qualcosa di grande.