Home » C’era una volta la Gazzetta di Candido Cannavò

C’era una volta la Gazzetta di Candido Cannavò

 Ormai da diverse ore girano le indiscrezioni in merito ai rapporti telefonici tra Marotta e la Gazzetta dello Sport in merito all’inchiesta della magistratura “Alto Piemonte” sul bagarinaggio dei biglietti per lo Stadium. Il web reagisce in maniera anomala, c’è un silenzio assordante. Poche ore fa abbiamo provato a cercare con la chiave Marotta- intercettazioni-Gazzetta: il risultato è che solo una testata nazionale, il sito di Libero, ne parlava diffusamente. Per il resto le uniche fonti erano siti “di area” come TuttoNapoli, AsRomalive, il Napolista, ecc. Oltre ai soliti Ziliani sul Fatto Quotidiano, Pistocchi, Zaccone, gente che per motivazioni diverse ha il coraggio di non guardare in faccia a nessuno. 

Se le testate più importanti stanno accuratamente evitando di parlarne avranno i loro buoni motivi. La notizia non è prudereccia, Report sta catalizzando le attese per la puntata del 22 ottobre, Marotta non è più ai vertici della Juve, ogni spiegazione è buona. E comunque la Gazzetta e la Juve sono corazzate, la prudenza in questi casi è d’obbligo. La Gazzetta nell’occhio del ciclone dunque. Quel giornale con quel colore strano, unico in tutta l’editoria  nazionale, che ha accompagnato la vita di tanti di noi, dall’adolescenza alla senilità. Un rito giornaliero che si evolveva dallo scroccarla al bar da giovani al tenerla sottobraccio magari insieme ad un altro quotidiano mentre si va in ufficio. Quelle pagine che profumavano d’inchiostro, che macchiavano le dita con quell’inchiostro, erano un distintivo di competenza per le successive discussioni al bar.

Non fa piacere a molti leggere quel che si legge oggi, al di là del tifo per la squadra del cuore. La Gazzetta aveva tifosi suoi a prescindere, non solo delle due squadre di Milano, un esercito trasversale ed universale che ne riconosceva il prestigio, l’indipendenza, l’autorevolezza, pregi conquistati soprattutto grazie alle penne strepitose che vi scrivevano ed ai direttori che la rappresentavano.

Uno di loro, uno dei più importanti, Candido Cannavò, l’ha diretta per quasi un ventennio, dal 1983 al 2002. Sotto la sua direzione era diventata il quotidiano sportivo più diffuso d’Europa, con lui nacque il sito internet della rosea nel 1997. Cannavò celebrò quell’evento con poche parole di grande valore “la Gazzetta dello Sport ha superato i cent’anni di vita, è radicata nella sua tradizione, vanta un ruolo storico nel costume di questo secolo….Lo sport è una sorta di esperanto che, al di sopra delle culture specifiche, si ciba di simboli, personaggi, valori, eventi universali”. I valori, parola che dovrebbe avere un significato fondamentale nello sport e nel giornalismo che lo racconta. Ma i valori, almeno nel calcio, sono ormai solo quelli economici.

Anche qui un episodio di Cannavò direttore aiuta a capire la diversità dei tempi e dei comportamenti. In una intervista a Claudio Sabelli Fioretti del 12 dicembre 2002 rispondeva alla domanda se ci fossero pressioni sul direttore di un giornale sportivo. La sua risposta risalta come un lampo in queste ore: “Non come per un quotidiano politico. Una volta mi telefonò Galliani.Mi disse: “A nome del presidente le chiedo di sostituire Alberto Cerruti, il giornalista della Gazzetta che si occupa del Milan.” Cerruti aveva scritto cose sgradite. Io risposi: “L’unico favore che le posso fare è scordarmi questa telefonata”. Non servono altre parole.