Giù le mani da questa Inter. Giù le mani da Simone Inzaghi

di Matteo Gardelli, pubblicato il: 03/10/2021

Giù le mani da questa Inter. Giù le mani da Simone Inzaghi.

L’alba dopo la fondamentale vittoria contro il Sassuoloqui potete rivivere le emozioni della partita – è segnata da questo pensiero. Rabbioso, direte voi. Da tifoso, aggiungerete. Può essere. Però è – ma quest’esercizio richiede più pazienza – anche un incontrovertibile dato di fatto. A chi scrive occorrono tre punti per dimostrare la sua teoria.

Il primo. L’Inter è in scia al Napoli capolista, che alle 18 scenderà in campo al Franchi contro la Fiorentina, e per ora davanti al Milan (che alle 20:45 sfiderà a Bergamo l’Atalanta). Insomma: è lì insieme alle due squadre che, nonostante siano trascorse più o meno sette giornate di campionato, sono già state incoronate ‘campioni di tutto’ da alcuni tifosi, una parte di stampa e probabilmente da qualche (precipitosa) divinità calcistica. L’Inter è lì, dicevo,  nonostante la sua estate sia stata turbolenta (eufemismo). Provate voi a rinunciare al miglior tecnico italiano su piazza (Antonio Conte), a fare a meno di uno dei due, tre migliori esterni del mondo (Achraf Hakimi) e dell’MVP della scorsa stagione, Romelu Lukaku. E infine provate voi a rinunciare al giocatore con la maggior classe di tutta la Serie A: Christian Eriksen. Provateci, poi, vedremo insieme se dopo 7 giornate avrete racimolato 17 punti, segnato 22 gol senza mai perdere.

Il secondo pilastro del ragionamento. L’Inter di Inzaghi ha lacune? Sì. Dal  discontinuo rendimento di Hakan Calhanoglu, alla mancanza di un cambio naturale di Marcelo Brozovic fino alla ‘coperta corta in attacco’ potremmo discutere per ore e ore. Chi non parla, ma fa i fatti è proprio Inzaghi. Contro il Sassuolo ha provato a lanciare il ‘suo’ Joaquin Correa, per esempio, ma non ha poi esitato un attimo a ribaltare tutto e tutti con quattro cambi in una volta sola. Quale tecnico, così palesemente, dice: ‘Signori, scusate, ho sbagliato la formazione iniziale e adesso rimedio?’ Quindi la sua umiltà, la sua abnegazione – fidatevi – saranno armi preziose quando terminerà l’ennesima sosta delle Nazionali. E le idee di gioco di Inzaghi ci sono, si vedono. Non si segnano 22 reti in 7 giornate per caso. Certo, la difesa è ancora da registrare. Ma ricordate una squadra che ‘pronti, partenza, via’, dopo un cambio di gestione, è stata perfetta?

Già, i cambi. Le vedove di Lukaku, dopo l’errore di Edin Dzeko a Kiev contro lo Shaktar, non aspettavano altro. Hanno infatti sguazzato nel pantano di critiche riversate al cigno di Sarajevo. E il bosniaco? Sabato sera è entrato in campo contro il Sassuolo, ha pareggiato e ribaltato la partita. Poi, giustamente, si è tolto più di un macigno dalla scarpa come potete leggere qui. Non solo. Ha segnato il sesto gol in sette partite: come un certo Ronaldo alla sua prima stagione nell’Inter. E con Lautaro – sesto sigillo in campionato anche per lui – forma un attacco che in Serie A è una garanzia. Ed è la Serie A, per ora, il terreno su cui l’Inter deve costruire le certezze per affrontare al meglio la sua campagna europea.

Quindi, ripetiamo: Giù le mani da questa Inter. Giù le mani da Simone Inzaghi. 


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