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Conte seguirà  il percorso dei grandi allenatori dell’Inter o sfaterà  il tabù?

La gara di ieri sera, che ha visto l’Inter imporsi sul Brescia con grande fatica, ha sollevato diverse questioni che meriterebbero di essere approfondite

La gara di ieri sera, che ha visto l'Inter imporsi sul Brescia con grande fatica, ha sollevato diverse questioni che meriterebbero di essere oggetto di riflessioni. Conte lamenta, da un pò di tempo, l'assenza di alternative valide che possano dare respiro alle prime scelte. Per questo si attende con impazienza il mercato di gennaio, dal quale dovrebbero arrivare giocatori che possano dare nuova linfa. Ma è davvero questa l'unica possibilità? Fino a questo momento Conte si è dimostrato intransigente nella scelta del modulo. 

Cambiare sistema di gioco, soprattutto nei momenti in cui mancano le pedine fondamentali del gioco nerazzurro (come ad esempio Sensi), potrebbe essere una soluzione da tenere a mente. I vantaggi potrebbero essere diversi. Magari quella qualità che garantisce l'ex centrocampista del Sassuolo potrebbe essere reperita altrove. Ad esempio la si potrebbe trovare in Lazaro, giocatore, che ha detta di molti, è dotato di una grande tecnica, ma che non riesce ad esprimersi in quanto non riesce ad incastrarsi nel 3-5-2 di Conte.

Un modulo che presupponga l'utilizzo di esterni alti potrebbe consentire di valorizzare questo giocatore, per il quale è stato fatto un investimento importante in estate. E magari potrebbe dimostrarsi utile alla causa anche quel Politano che ora fatica a mettersi in mostra e che non viene particolarmente considerato dall'allenatore, se non per qualche scampolo di gara. Giocando con due esterni offensivi oltre a due terzini si potrebbe anche utilizzare un centrocampista in meno, aspetto da non sottovalutare visto che in quel reparto al momento la coperta è davvero corta.

Infine, altro spunto che si ricava dal match di ieri sera, il ritorno alla difesa a 4, almeno in determinate circostanze, sembra da doversi prendere doverosamente in considerazione. Se è vero che De Vrij si sta esaltando, al punto da apparire tra i migliori al mondo in quel ruolo, si sta rischiando di bruciare due capitali importanti come Skriniar e Godin. Entrambi sono in difficoltà nella linea a tre (l'ex Atletico più dello slovacco). La sensazione è che se si decidesse di giocare 4 l'Inter avrebbe uno dei reparti migliori in circolazione. Il rovescio della medaglia sarebbe che uno dei tre verrebbe sacrificato, ma Conte si ritroverebbe con un'alternativa più che di lusso.

La storia nerazzurra d'altro canto parla chiaro. Gli allenatori che hanno ottenuto i migliori successi hanno sempre dimostrato di essere versatili e disposti ad adattarsi, cambiando le loro idee di partenza. Basti pensare al primo mancini, che dal 4-4-2 è evoluto nel 4-2-3-1. O  Mourinho, che si era presentato come un innovatore rivoluzionario, ma che poi ha cambiato in corsa. Il portoghese era intenzionato ad introdurre concetti nuovi nel calcio italiano, come la difesa alta gli esterni ispirati alle ali inglesi che partono dalla linea laterale. Ma poi, viste le difficoltà di Mancini e Quaresma decise di cambiare modo di giocare, abbandonando il 4-3-3, eliminando i giocatori laterali offensivi, per puntare su un 4-3-1-2 che sprigionò, tra le altre cose, la potenza di Maicon e che portò il primo scudetto. La stagione successiva ci fu un'ulteriore evoluzione, e arrivò al 4-2-3-1 del Triplete.

Lo stesso Spalletti, il migliore per risultati degli ultimi 10 anni, ha saputo mutare pelle. Guardando l'altra faccia della medaglia ci si rende conto che un integralismo eccessivo ha sempre portato a risultati non esaltanti, per dirla con un eufemismo. Basti pensare a Benitez, che pur di non rinunciare al suo modulo scelse di puntare su Biabiany e Coutinho (non proprio un'ala) sugli esterni. E quando si invocava il ritorno ad un più congeniale 4-3-1-2 rispondeva (ottusamente?): “Il rombo? so che in Italia è un pesce molto buono”.

E come si può non menzionare Gasperini, che quell'anno  pur di non rinunciare alla sua idea di partenza sacrificò quello che probabilmente era la stella della squadra, ossia Wesley Sneijder? L'olandese non trovava collocazione in quel 3-4-3, in cui fu schierato a tratti interno di centrocampo o addirittura esterno d'attacco. E anche Zanetti non avrà ricordi troppi rosei di quel periodo, visto che raggiunge l'incredibile record di 7 posizioni diverse in altrettante gare.

Il ricordo di Gasperini e di Mazzarri porta anche ad un'altra riflessione. La difesa a tre non sembra essere compatibile con il mondo nerazzurro, nonostante la logica non lasci spazio al fondamento di simili conclusioni (eppure la fattualità racconta un'altra storia).

Ora bisognerà capire cosa deciderà di fare Conte. Se si allineerà ai grandi tecnici che hanno saputo evolvere ed adattarsi, o se invece riuscirà a dimostrare che anche all'Inter l'integralismo può pagare. E questo lo costringerà a dover sfatare un doppio tabù, visto che dovrà “vendicare” Gasp e Mazzarri e dimostrare che la linea a tre anche a Milano non è utopia.

Una sfida non da poco, per un tecnico che però si è subito presentato con l'intenzione di estirpare l'animo pazzo dell'Inter, e che quindi potrebbe volersi mostrare più forte anche di tutto il resto. Tuttavia in passato ha mostrato capacità camaleontiche. Il suo 3-5-2 non è il modulo con cui nasce il Conte allenatore, che iniziò al Bari e alla Juventus con un 4-2-4. Ed anche al Chelsea ci fù un parziale cambiamento, visto che i blues scendevano in campo con il 3-4-3.