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Santon: “Se vince l’Inter per la Juve sarà crisi”

Ecco la lunga intervista rilasciata da Davide Santon ad Inter Channel, durante la trasmissione Inter Nos. Ecco le sue parole:

-Derby d’Italia? Non c’è bisogno di dire tanto, c’è poco da dire, l’adrenalina si inizia a sentire già in settimana, è se non la più importante, è la seconda partita più importante della stagione, anche se tutte sono importanti. Stadio pieno e sarà una partita incredibile perché se vince l’Inter per la Juve sarà crisi, a nessuna delle due va bene la sconfitta, sarà una partita molto intensa e bella da giocare, con tante emozioni, i tifosi ci aiuteranno come sempre.

-Famiglia? La cosa più importante, per i principi, per come mi ha cresciuto la mia famiglia. La mia famiglia è la cosa più importante. Con la mia ragazza parlo inglese, con la bambina italiano. Lei parla un po’ più inglese, ma sta imparando anche l’italiano, capisce tutto quello che dico.

-Avversario più forte sfidato in Italia e Europa? Ho giocato contro Messi, Ronaldo, Ronaldinho, Beckham, Drogba, Aguero, attaccanti di alto livello.

-Cesena? Mesi bellissimi, ma difficili. Il ginocchio mi dava problemi, ma abbiamo raggiunto la salvezza. C’è stato lo scambio con Nagatomo e dopo anni ci siamo ritrovati. E’ simpatico, una brava persona. E’ stato per me un periodo difficile, ma mi ha fatto crescere. Ero vicino casa, a un’ora circa. Trascorrevo più tempo con la mia famiglia e mio fratello.

-Credi nello scudetto? Sì, ci credo. Why not? La squadra ha tanta qualità, bisogna saper sfruttare le proprie capacità. Possiamo lottare per i primi posti, la strada è lunghissima, ma lavorando bene è fattibile.

-L’unico ad aver alzato le coppe del Triplete? Ci penso, sono l’unico dell’Inter attuale. Biabiany è arrivato nell’anno del Mondiale per Club, segnando anche alla finale. Fa uno strano effetto, dà ancora più prestigio e importanza. Aver fatto parte di quel gruppo è importante. Ogni tanto le riguardo le immagini, fanno emozionare, sono ricordi che non dimenticherai mai.

-Ti trovi bene qui, con Mancini? Mi trovo bene con lui. E’ serio, preparato, ci sta trasmettendo tutta la sua esperienza. Prima che andasse via ho fatto pochi allenamenti anni fa, non l’ho conosciuto bene allora. Ora invece posso dire che ha molta esperienza.

-Cosa fai nel tempo libero? Mi piace stare con la famiglia, fare shopping. Sicuramente con la bimba sono cambiate tante abitudini. Quando sono con lei le dedico tanto tempo, provo a farla divertire come posso, faccio il papà.

-Se non fossi stato calciatore? Mio padre faceva il muratore, probabilmente avrei continuato il suo lavoro, ma non saprei dire, la mia carriera è iniziata molto presto e non ho avuto neanche il tempo di pensare. Nel mio futuro ho sempre visto il calcio e alla fine è arrivato.

-Tatuaggi? Sette/otto. Ho la Champions tatuata, lo scudetto, il nome di mia figlia, le iniziali della mia famiglia, il nome di mio nonno cui ero molto legato , un segno che vuol dire ‘samurai’ perché il nostro mister agli Allievi ci chiamava Samurai e quindi dopo la vittoria in cinque o sei abbiamo fatto lo stesso tatuaggio, ho anche la data di nascita di mio fratello e il mio segno zodiacale”.

-Esperienza passata? Sono stati anni bellissimi, sarà difficile rifare tutto ciò, ma spero di riprendere a vincere con l’Inter.

-Parole Mourinho? Una delle frasi più importanti che mi ha detto è stata dopo la partita con il Manchester, dopo aver marcato Ronaldo e mi ha detto ‘Davide, hai le palle’. Me la ricorderò per sempre. Nel modo in cui mi ha guardato mi ha fatto capire quanto tenesse a me. Giocare contro un pallone d’oro per me non è stato facile, ma non ci pensavo molto, pensavo alla partita, è andata bene all’andata., al ritorno abbiamo perso. Da lì è nata Inter vera, l’esperienza ci è servita.

-Maglia Inter? Per me rappresenta tutto, è stata fin dall’inizio una maglia che ho rispettato tantissimo e la rispetterò sempre, mi ha dato tutto, ho imparato ad amarla, è importantissima, è da onorare con tutti i campioni che l’hanno indossata, è una maglia da tenersi stretta”.

-Stagione? E’ molto lunga, siamo partiti bene, a parte la sconfitta con la Fiorentina, come squadra ci siamo. Non diamo spettacolo ora magari, ma siamo molto concreti. Speriamo di migliorare nel gioco. Ho fiducia, credo che l’Inter possa fare bene in campionato anche se è presto per dirlo.

-Compagno con cui hai legato di più? Biabiany, siamo sempre stati legati. Ci conosciamo d atempo, era già qui quando sono arrivato a 14 anni. Ma ho legato con tutti. E’ un gruppo unito, non esistono gruppetti, stiamo tutti bene insieme.

-Cosa pensi di Dimarco? E’ interessante, è umile, si impegna molto, provo sempre ad aiutarlo. Ci sono passato: non è facile allenarsi con la prima squadra, poi andare in tribuna o giocare in Primavera. Deve capire che è giovane e deve fare esperienza, ma ha le qualità per diventare un buon giocatore. Non tutti arrivano in prima squadra, vuol dire già tantissimo, ci vuole tempo, impegno, qualità, ha fatto il ritiro con noi, diverse partite, se l’è meritato, ci vorrà un po’ di tempo.

-Hai sempre giocato da difensore? Ala destra, sinistra e punta centrale all’inizio. Con il passare del tempo hanno iniziato a spostarmi nel ruolo di terzino destro o terzino sinistro. Ho iniziato facendo esterno alto o punta centrale. Tanti terzini fanno cinque o sei gol a stagione. Io ero un ‘bomberino’ da ragazzino, il gol mi manca. SPero che arrivi al più presto. Non ci devo pensare, perché più ci pensi più non arriva.

-Diploma? Ho preso 62, Obi 66. Balotelli e Destro invece 60.

-Crescere all’Inter? E’ stato bellissimo, ma sono andato via da casa a 14 anni e non è mai facile. Ho lasciato la famiglia, gli amici. Ho iniziato un percorso difficile qui, ma dopo tanti sacrifici sono stato ripagato. E’ stato bellissimo giocare in prima squadra, in Champions, ma anche in Primavera.

-Ricordi Inter 2009/2010? Ricordi negativi per i miei vari infortuni, positivi perché l’Inter ha vinto tutto, ho fatto parte di quel gruppo, ma per me è stato un po’ difficile per i motivi di cui parlavo prima. Mourinho mi proteggeva sempre.

-Soprannome bambino? Qualcuno mi chiama ancora così.

-Che sensazione hai provato quando l’Inter ti ha richiamato? A gennaio c’è stata l’opportunità di tornare ed è stata una grande soddisfazione, è bello essere cercato dalla squadra dove giocavi quattro anni prima, vuol dire che c’è feeling, che credono in te. E’ stato bellissimo essere tornato, ho ritrovato tante persone, tante cose sono cambiate, ma è stato più facile tornare in Italia dopo la chiamata dell’Inter.

-Differenze tra la prima Inter e questa Inter? Sono arrivato nel momento perfetto in cui Mourinho mi ha dato tanta fiducia. E’ stato tutto bellissimo, quella era un’Inter con più esperienza, c’erano tanti giocatori forti e fuoriclasse. Oggi abbiamo forse meno esperienza, più giovani che hanno bisogna di crescere e per farlo conta fare gruppo. Sono stato fortunato a far parte di un’Inter fantastica a 17 anni, Mou mi portò a Brunico al ritiro e fu tutto bellissimo. Ho esordito a gennaio appena compiuti 18 anni, prima Roma, poi Samp. A giugno poi Nazionale con Lippi.

-Differenze calcio italiano e calcio inglese? Le differenze sono diverse. Il calcio inglese è molto più fisico e meno tattico. In Italia le squadre più piccole tendono a difendersi e a ripartire in contropiede, in Inghilterra grandi e piccole se la giocano, non esiste giocare dietro. Quest’anno il calcio italiano è migliorato, il pubblico sta venendo di più allo stadio, ma lì gli stadi sempre pieni durante tutte le partite e i campi sono molto belli.

-Nazionale? Non ho giocato ma è stata una bella esperienza.