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Lo Scudetto di…D’Ambrosio. Quando l’amore per la maglia vince su tutto

Danilo D'Ambrosio è senza dubbio uno dei giocatori più amati dai tifosi nerazzurri tra tutti quelli che compongono l'attuale rosa. La storia del difensore ex Torino è senza dubbio tra le più romantiche. Arrivato nel 2014 alla corte di Mazzarri per appena 1,5 milioni di euro ha seguito un percorso simile a quello dell'ex capitano Zanetti. Ogni anno sembrava essere destinato ad essere comprimario, finiva puntualmente per essere titolare. Questo fino alla stagione attuale, in cui l'esplosione di Skriniar e Bastoni, oltre l'arrivo di Hakimi, lo hanno portato a svolgere il ruolo di “chioccia” . Altri tempi e altre squadre rispetto all'attuale vice presidente, ma parliamo anche di un altro giocatore.

Ma un altro aspetto su cui si possono accomunare i due è l'amore per la maglia, l'attaccamento alla squadra, la devozione alla causa. La voglia sfrenata (in entrambi i casi coronata) di vincere con questi colori. L'umiltà, la professionalità. D'Ambrosio può essere definito il volto umano di questo scudetto, come si è potuto apprezzare in occasione del suo infortunio, nel match perso contro la Sampdoria. Leris gli fa una brutta entrata, lo costringe ad uno stop di un mese circa e si scusa. D'Ambrosio perdona senza pensarci un secondo, dicendo che sono cose che capitano. Uomo immagine ma non solo. In campo da sempre il suo contributo. Sia quando manca un difensore che quando serve una mano sulle fasce. E se c'è da ribaltare una partita, come contro Fiorentina e Cagliari quest'anno, eccolo in attacco a mettere dentro gol pesanti.

E chissà se la scorsa stagione i nerazzurri avrebbero disputato la Champions senza quel salvataggio sulla traversa nella sfida decisiva contro l'Empoli. Il prototipo del giocatore “contiano”, tutto cuore, al punto da far dimenticare qualche pecca sul piano tecnico. Ecco perché il mister lo ha messo nella lista dei suoi fedelissimi quando in estate nella fase finale di Europa League aveva deciso di schierare sempre gli stessi. E lui c'era. Dopo anni di sacrificio insomma, di sudore, di lacrime, (di insulti), Danilo si è finalmente tolto la più grande soddisfazione. Viene da dire che questo scudetto (a cui ha contribuito) è soprattutto suo. 

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