Inter, la fretta è una malattia (curabile)

di Mario Spolverini, pubblicato il: 16/04/2024

(Inter) L’attesa del piacere è essa stessa piacere diceva una famosa pubblicità di qualche anno fa.
Belle parole ma ci hanno creduto in pochi dei 73 mila a San Siro con il Cagliari.
Dopo il pareggio del Milan a Reggio Emilia le uniche attese ammissibili erano quella davanti ai tornelli (alle 18,30 le file per entrare erano già lunghissime) e quella per il fischio d’inizio dell’arbitro.
Era la fretta a far godere tutti quanti, la fretta di regolare la pratica coi sardi, la fretta di saltare questa settimana per arrivare direttamente al derby di lunedì prossimo e accoglierla li la stella, in quella serata, davanti a loro.

Vince l’attesa

Alla fine l’attesa ha avuto la meglio sulla fretta. Il rigore di Calhanoglu a un quarto d’ora dalla fine sembrava decisivo ma i finali di gara da un po’ di tempo fanno soffrire.
Dopo Depay e Juan Jesus ieri è stato il turno di Viola a strozzare in gola l’urlo liberatorio a pochi istanti dal triplice fischio.
Una ricorrenza che diventando una corta ma fastidiosa statistica, alimentata da disattenzioni della difesa e da interpretazioni arbitrali più che discutibili. E poco c’è mancato che i sardi facessero bottino pieno, l’inzuccata di Viola sul cross di Lapadula al 95mo vista la dinamica dell’azione aveva più probabilità di finire in fondo al sacco che non in bocca a Sommer.

Assuefazione alla vittoria

San Siro c’è rimasto male e si è svuotato senza cantare come quasi sempre in questa stagione. Un silenzio rotto solo da poche voci isolate a ricordare che, nonostante tutto, la capolista se n’è già andata.
La diagnosi parla di assuefazione alla vittoria, malattia dimenticata da tempo immemorabile in casa nerazzurra, grave ma curabile, senza fretta appunto.
L’Inter di queste ultime settimane è in crisi di energie e non ha superato la botta di Madrid oppure è come lo studente che alla fine dell’ultimo trimestre ha tutti 9 e smette di studiare?
Probabilmente c’è una parte di verità in entrambe le tesi ma a questo punto anche basta, facciamola finita di guardare indietro e di fare le pulci ad ogni sospiro.
Queste chiacchiere se le porterà via il vento quando l’obbiettivo sarà raggiunto, l’unica analisi che conta è ormai questa.
Se sarà nel derby sarà bellissimo se nelle domeniche dopo invece anche.


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