(Inter) L’ultima è di poche ore fa, un giornalista alla conferenza stampa di Pioli che chiede delle presunte lamentele di Inzaghi sull’arbitro Turpin. Bravi tutti all’ufficio stampa milanista che ha chiarito che le cose non stavano così.
La febbre di remuntada dei media italiani ha raggiunto temperature altissime, come se l’Inter fosse una squadra straniera. Se fosse stato il Milan a partire in vantaggio di due gol oggi si leggerebbero auspici sbrodolanti per l’attesa della ottava coppa dei rossoneri. Non è così, la dura realtà parla diversamente, la qualificazione è apertissima ma il 2 a 0 di partenza resta, come pure la sberla di La Spezia e la convocazione sotto la curva trasformata in un momento di eccitazione collettiva.
Niente di strano, ci siamo abituati ma ormai siamo a livello di banalità davvero di bassa lega.
D’altro canto il potere dell’Inter di incidere sull’informazione nazionale è altrettanto minimo, una cosa su cui un giorno bisognerà pure porre l’attenzione. Ma tant’è, in campo vanno i giocatori e non i giornalisti e già questa è una garanzia.
Essere trattati come stranieri da questo mondo diventa quasi un orgoglio, uno stimolo in più.
C’è una sola medicina per curare questa febbre e per tappare la bocca a tutti.
L’Inter la conosce, gli interisti pure.
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