5 maggio 2002 : una ferita diventata una medaglia

di Mario Spolverini, pubblicato il: 05/05/2017

5 maggio 2002, una ferita diventata una medaglia

Il dr.Jekyll e mr.Hide, ovvero il 5 maggio di ogni anno di ogni tifoso interista. L’incubo e l’esaltazione, la notte che scende anche se sono le 17 di una splendida domenica primaverile di Roma (5 maggio 2002), contrapposta al primo lampo nella stessa capitale di quello che in pochi giorni diverra’ un sole abbagliante (5 maggio 2010).

“La grandezza di una persona si vede da come indossa le proprie ferite” ha detto qualcuno. Ecco, il 5 maggio del 2002 , la sconfitta con la Lazio, lo scudetto perso sullo striscione del traguardo e’ancora una cicatrice non completamente risarcita per ogni interista che si rispetti. E’inutile negarlo: in ogni casa dove abita un nerazzurro meglio parlare delle tasse da pagare che ricordare il dissennato Gresko.

Fu davvero un giorno memorabile, per l’amarezza dei perdenti e l’entusiasmo degli juventini vittoriosi, le lacrime di Ronaldo, Massimo Moratti distrutto, mentre Lippi e i dirigenti torinesi festeggiavano e sbeffeggiavano.

Chi non c’e’ passato non puo’ capire quanto amaro fosse il calice che società e tifosi nerazzurri si trovarono davanti. E per i tifosi piu attempati si trattava addirittura di un deja vu del 1967 nella fatale Mantova che segno’ la fine della Grande Inter di Herrera.

La sera del 5 maggio 2002, le sciarpe e le bandiere nerazzurre, se non gia’ distrutte poche ore prima, tornarono ripiegate negli armadi e nella naftalina, le bottiglie di rimasero in frigo per la laurea del figlio o la nascita di un nipote, il giorno dopo diversi tifosi ricorsero allo psicologo o alla religione per capire come resistere a simili mazzate.

Poi venne Calciopoli, e tutti fu piu’ chiaro. Ronaldo passo’ dalle lacrime alle parole di fuoco rilasciate tempo fa al magazine Sportweek della Gazzetta dello Sport: “Perdere uno scudetto all’ultima giornata è devastante – disse – , ma il tempo è stato galantuomo perché Calciopoli ha fatto luce su quegli anni. Ci rubarono due scudetti: nel 1998 quando ci negarono il rigore per il fallo di Iuliano sul sottoscritto e nel 2002 quando finì in quel modo. In tutti e due i casi vinse la Juventus di Moggi, Giraudo e Bettega”.

Citando Paulo Coelho, ecco perche’ quella ferita indossata per anni dalla gente nerazzurra con dolorosa dignita’ si e’ poi trasformata in una medaglia.


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