Inter, la rinascita di Eriksen e Perisic: fenici nerazzurre

di Nicolò Toccaceli, pubblicato il: 22/02/2021

Sembra passata un’era, ma correva soltanto gennaio quando Marotta e Conte davano il loro saluto ad Eriksen, definito “fuori dal progetto”, di fronte a tutta la stampa. Nel calcio il tempo è un concetto estremamente relativo, e un mese dopo è cambiato tutto l’universo dell’ex Tottenham.

Dal Milan al Milan, le ceneri del danese hanno preso forme e colori, librando in aria come una fenice. La punizione al minuto 98 del derby di Coppa Italia ha attribuito una credibilità del tutto nuova ad Eriksen; soprattutto agli occhi di Conte, che da lì in avanti lo ha schierato titolare quasi in ogni partita, affidandogli le chiavi del centrocampo sia contro la Juventus, sia con la Lazio, ma in particolar modo nel match scudetto contro -di nuovo- il Milan.

“Giudizi affrettati”, “il tempo è galantuomo” ha dichiarato Conte in conferenza stampa post derby nei confronti di Christian. Ammettere i propri errori è certamente da persone intelligenti: lo fece Mourinho, che spinse per l’investimento di Mancini e Quaresma (chi?) per poi accantonarli presto, lo ha fatto ora il tecnico pugliese. Eriksen sembra davvero un altro giocatore. Aiuta Brozovic con le responsabilità in cabina di regia, ha sempre l’idea giusta, risulta decisivo in fase di verticalizzazione, rendendo semplice ogni giocata. Qualitas vincit omnia.

Un altro che appare rinato è Ivan Perisic. Improvvisamente, verrebbe da dire, sembra un esterno a tutta fascia progettato dallo stesso Conte. Da riserva di Ashley Young il croato ha preso possesso del lato sinistro. Prestazione mostruosa sia con la Lazio, sia nel derby. Bullizzato il povero Calabria, che ha forse pagato un mismatch in altezza determinante, oltre che di corsa. L’assist con cui ha definito il raddoppio nerazzurro è la punta dell’iceberg di una gara giocata con costanza, concentrazione e grande dedizione.

Nella fase di non possesso contro il Milan, l’Inter ha scelto di attendere gli avversari, stringendo gli spazi con i quinti di centrocampo a fungere da terzini puri, aiutati a coprire quelli avversari grazie al pressing delle mezzali (Eriksen dalla parte di Perisic, ma anche Barella da quella di Hakimi). L'ha vinta così: cambi di gioco, aggressività, ribaltamenti. E, perché no, anche sapendo soffrire in quei venti minuti di paura tra fine primo tempo ed inizio ripresa.

L’abito ideato da Conte ha finalmente trovato la sua forma.


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