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Tutti i compensi degli arbitri…che pensano al reddito di cittadinanza

COMPENSI ARBITRI – Il sito del quotidiano finanziario Il Sole 24 Ore riporta oggi una interessante analisi sugli arbitri italiani e sui loro compensi. I fischietti italiani arbitrano al massimo fino all’età di 45 anni, 37 se internazionali. Il loro compenso è formato da due voci: un importo fisso ed una diaria percepita per ogni partita diretta. La decina di arbitri di primissima fascia, quelli internazionali appunto, “può percepire compensi ordinari per circa 200mila euro lordi. Un arbitro al primo anno può contare invece su introiti per 120mila euro (circa 70mila netti). Per quanto riguarda il torneo di Serie A, la parte fissa infatti va dai 30mila euro riconosciuti ai cosiddetti “neo –immessi” ai 90mila euro assegnati ai più esperti ovvero gli Internazionali. Ci sono poi varie fasce intermedie che dipendono dal numero di gare dirette e dall’anzianità di servizio. “

Niente male neanche la diaria: 3800 euro lordi a partita. Considerando che ogni fischietto dirige mediamente 15/16 gare all’anno fanno circa 60 mila euro. Il VAR percepisce 1500 euro a partita, il suo assistente la metà, 750. Considerando 15/16 match al VAR per ogni arbitro, il compenso medio si aggira sui 25mila euro. Per la Coppa Italia la diaria è di 1000 euro  nei primi turni. Gli importi aumentano passando ai 1.500 per i quarti di finale, 2.500 per le semifinali e 3.800 per la finale. Per la sola attività in Italia dunque un arbitro può arrivare ad intascare fino a 180mila euro.

Il reddito di cittadinanza

Per quanto riguarda gli impegni Uefa, un arbitro internazionale dirige mediamente 4/5 partite l’anno per le quali percepisce circa 20 mila euro. Il designatore Rizzoli guadagna 200 mila euro l’anno, per lui si parla di un prossimo impegno nei nuovi paradisi degli ex arbitri,  “per strapparlo alla Serie A dalla Cina pare siano disposti a sborsare un milione di dollari.”

Fin qui l’analisi dei compensi. Quello che sorprende maggiormente è però l’affermazione del presidente dell’AIA Nicchi che, alcuni giorni fa, avrebbe accennato “alla possibilità di adottare un “reddito di cittadinanza” per i direttori di gara, molti dei quali, pur essendo dilettanti, sono costretti a lasciare il lavoro. «Così quando finisce l’attività – ha spiegato Nicchi – si ritrovano senza nulla, ad una età avanzata. Non escludiamo di creare un fondo di solidarietà della durata di uno-due anni, per dare agli arbitri la possibilità in questo lasso di tempo di ricrearsi una vita, un lavoro”.
Fonte Sole24ore.com

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