Sono interista perchè.. Storia di 34 anni di amore

di Carmelo Impusino, pubblicato il: 10/09/2015

Non so se sia nato prima io o prima il mio amore per l’Inter. Non riesco a scindere le due cose: “simul stabunt simul cadent”. So solo che ciò che nasce e cresce insieme, insieme si spegnerà, sempre che non continui anche oltre.
Se il buon Dio sceglie di farti vedere la luce in fondo allo stivale, lontanissimo dalle luci di San Siro, circondato da orde di spesso vincenti (sebbene quasi mai meritatamente) bianconeri, non è che un sentimento così grande sia sempre così logico o scontato.

Il tuo papà è nerazzurro: nato in una famiglia juventina, ma immune alle mode e alla tentazione di imbarcarsi sul carro del vincitore, cresce con l’Inter nel cuore e il tempo, dopo tante amarezze, lo ripaga facendogli vivere la grande Inter di Angelo Moratti, gli onori delle Coppe Campioni, gli storici scudetti e l’epoca d’oro della Milano nerazzurra. Poi lunghe pause, poche soddisfazioni … ma l’amore per un interista non è affatto direttamente proporzionale ai risultati conseguiti, è progressivo e cresce, anche se le cose non vanno alla grande, anche se vanno male, anche se vanno ancora peggio.
Poi quando arrivi tu, tra un pannolino e l’altro, quel sentimento diviene insegnamento: diventa tradizione di un sistema valoriale, di un’educazione convinta alla tolleranza, alla pazienza, al sacrificio, alla bellezza assoluta di essere minoranza, alla superiorità della soddisfazione di festeggiare meno degli altri, ma sempre con enorme merito e senza aver rubato nulla a nessuno.
Hai otto anni quando la tua Inter diventa la squadra dei Record.. ed ancora oggi ricordi le bandiere spiegate su una Tipo grigia,il carosello di auto che si allunga per chilometri, tu e tuo fratello con una sciarpa al collo, tuo cugino festante nella Uno bianco che ti cammina accanto.
Poi qualche Coppa, e sei in gita a Rimini e Ravenna con i compagni del Liceo quando batti la Lazio in finale.. tanti lunedì con i compagni a sfotterti sistematicamente per uno scudetto che non arriva più… e che sembra non arriverà mai, anche se hai Ronaldo in campo, anche se sembra quasi fatta, anche se sai di essere più forte degli arbitri, di Moggi, di un fallaccio di Iuliano, di palloni che entrano in porta ma che nessuno vede entrare, del tempo che passa inesorabile e senza darti gioie.
E quel bambino della Tipo è diventato un uomo quando la Giustizia gli da finalmente ragione, quando gli avversari di sempre li vedi finalmente giocare con gli avversari che meritano (cioè in Serie B), quando inizia una lunga serie di impareggiabili vittorie, che si chiude con una Coppa con le orecchie, tenuta in mano da quello che per sempre resterà il tuo Capitano.
E mentre festeggi un Triplete che nessuno potrà più rubarti, sei già padre e hai parecchi capelli bianchi: quante cose hai visto, quante cose hai fatto, quanti bocconi amari hai ingoiato, quante gioie hai vissuto…

E l’Inter è lì, a farti soffrire ogni domenica, a farti scrivere un pezzo su un sito che è il frutto ed il manifesto di un sentimento con radici profonde. E capisci che sei dell’Inter perchè solo dell’Inter potevi essere, perchè dell’Inter ci nasci e , a prescindere dalla tua volontà, non avevi possibilità alcuna di scelta. Esattamente come tuo padre … esattamente come vorresti veder crescere i tuoi figli.


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