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Juventus, Suarez e Perugia, storia di baci (pochi) e di cazzotti (tanti)

Chissà se l’avvocato Agnelli affiderebbe ancora ad Alex Del Piero l’accostamento con Pinturicchio. Forse sceglierebbe un altro mago del pennello rinascimentale, sapendo che Bernardino di Betto Betti era perugino. Intorno al  Palazzo dei Priori la sua amata Juventus non ha mai respirato sensazioni positive negli ultimi decenni, anzi, si è ritrovata in mezzo a baruffe sportive e legali quanto mai amare. Il colmo per la capitale del cioccolato tricolore, per la patria dei Baci, apprezzati più dalle orde fameliche di calorie che non da quelle di spasimanti trafitte dai dardi di Amorino.

Ma a ben pensare anche questa storia ha una sua logica, da ricercare negli anfratti del tempo. Il Bacio Perugina non nasce con questo nome così idilliaco, tutt’altro. All’origine la sua forma irregolarmente rotondeggiante aveva suggerito all’azienda il nome di “cazzotto” che ha resistito fino a quando il marketing ha imposto un appellativo meno aggressivo.

Non di baci ma di cazzotti ha fatto scorta la Juventus in terra perugina, fin dall’inizio del secolo quando lasciò sul terreno del Curi lo scudetto più bagnato da Giove Pluvio. Il pugno decisivo lo rifilò il mitico Calori mentre i baci volavano tutti sul rettangolo dell’Olimpico dove i laziali festeggiavano il titolo più inaspettato.

Anche oggi con la vicenda di Suarez la capitale umbra  non regala certo effusioni delicate all’immagine dei campioni d’Italia. Le intercettazioni lette fino ad ora non coinvolgono penalmente la società né alcun dirigente , la giustizia sportiva ha appena aperto il fascicolo, ci sarà tempo per avere notizie più precise nei prossimi giorni. Certo è che anche stavolta Perugia non porta bene alla Juventus.

I cazzotti, per ora, sono riservati tutti a quei rappresentanti dell’Università che, ben che vada,  si sono lasciati coinvolgere dal fascino del nome importante, dal  simbolo di un mondo ricco di quattrini ma povero di cultura.  Quella cultura che loro avrebbero dovuto  impersonificare e  difendere  dall’aggressione del cialtronismo social e di quello reale, invece di piegarla alla logica del potete di turno, mettendo una volta di più alla berlina non una tifoseria ma un paese intero. Come se ce ne fosse ancora bisogno.

 Se poi le indagini di Raffaele Cantone  e c. dovessero sfociare in qualcosa di più grave allora non bas

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